Dopo anni di denunce la CGIA ha centrato il suo obiettivo: questa volta i redditi dei lavoratori autonomi sono stati interpretati correttamente. Insomma, non si parla più di imprenditori più poveri dei dipendenti. Anzi, dalla lettura dei quotidiani odierni si apprende che i primi dichiarano fino a sette volte in più dei secondi.“Certo – esordisce Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA – qualcuno continua ancora a giocare sull’equivoco e si scandalizza se qualche categoria dichiara troppo poco. Forse ci si dimentica che veniamo da sei anni difficilissimi che hanno impoverito soprattutto i lavoratori autonomi. Ricordo che a differenza dei lavoratori dipendenti, le partite Iva non beneficiano di nessuna misura di sostegno al reddito nel momento in cui si scivolano nel tunnel della crisi. Per questa ragione molte attività marginali sono cadute nell’area dell’incapienza, mentre molte altre hanno chiuso definitivamente i battenti”. Se nei primi mesi del 2014 le cose appaiono in via di miglioramento, la situazione maturata tra il 2009 e il 2013 è stata drammatica: in Italia abbiamo perso 75.500 imprese artigiane. Numeri, sottolinea la CGIA, che ci dicono che l’artigianato è stato il settore più colpito dalla recessione che si è abbattuta in questi anni nel nostro Paese. Le costruzioni, i trasporti e il manifatturiero (metalmeccanica, tessile, abbigliamento e calzature) sono stati i comparti che, purtroppo, hanno registrato le performance più negative.