Secondo l’Istat, nel nostro Paese nel 2012 le separazioni sono state 88.288 (-0,6% rispetto al 2011) e i divorzi 51.319 (-4,6%). Per evidenziare le conseguenze della fine di un matrimonio sull’economia personale e in particolare sulla “questione casa”, Immobiliare.it ha recentemente commissionato all’Istituto di ricerca Demoskopea un’indagine ad hoc al fine di capire come cambi la situazione dopo una separazione.
“La fotografia scattata dall’Istat segue la trasformazione che la società ha avuto negli ultimi decenni – commenta Carlo Giordano, Amministratore Delegato di Immobiliare.it – La fine di un matrimonio è uno degli eventi psicologicamente più provanti e spesso ha ripercussioni anche sulla vita economica degli ex-coniugi. Per oltre quattro separati su dieci la condizione finanziaria è nettamente peggiorata dopo la fine del matrimonio, tanto che tra coloro che hanno visto finire la loro unione da meno di dodici mesi, quasi sei su dieci dichiarano di abitare ancora sotto il tetto coniugale, anche assieme all’ex partner, e oltre uno su dieci è tornato a vivere con i genitori. Un fenomeno, quest’ultimo, che coinvolge in Italia a livello generale circa 167mila persone”.
“Alla fine di un matrimonio sono spesso legate anche questioni economiche da gestire, come la difficoltà di riuscire ad accedere a un mutuo, una concessione che circa quattro su dieci di coloro che hanno provato a chiedere un nuovo finanziamento si è vista negare, ma anche quella di riuscire a pagare le rate del mutuo già in atto, dato che ben 227mila italiani continuano a pagarlo nonostante non vivano più nella casa coniugale – continua Giordano –. Secondo quanto emerso dall’indagine condotta da Demoskopea per Immobiliare.it, queste problematiche coinvolgono maggiormente due categorie: gli under 35 e chi si è separato da meno di un anno. Fra i primi il 45% paga ancora le rate del mutuo; il 43% si è visto negare un nuovo finanziamento dalle banche. Situazione ancora peggiore per i secondi: più della metà di chi ha fatto richiesta per un mutuo se l’è visto negare (52%) e il 55% continua a pagare il mutuo per l’acquisto della casa coniugale, anche se, probabilmente, non ci vive più”.