RIFORMA PA: STESSI DIRITTI PER SANITà E UNIVERSITà

L’Anaao Assomed denuncia la posizione di quei parlamentari che in queste ore che precedono il voto della Riforma della Pubblica Amministrazione, tentano di escludere la sanità universitaria dai sacrifici previsti per i professionisti dipendenti del SSN. E si oppongono all’idea che anche l’Università sia tenuta al rispetto dei propri obblighi sociali in nome dell’equità preferendo continuare a considerarla, e autorizzarla a considerarsi, “altro” dal sistema sanitario.

A loro dire – commenta il Segretario Nazionale dell’Associazione Costantino Troise – la staffetta generazionale nella pubblica amministrazione, annunciata come obiettivo del Governo a fronte di una drammatica condizione occupazionale tra i giovani, anche medici e dirigenti sanitari, deve riguardare esclusivamente i medici e i dirigenti sanitari dipendenti del SSN, da rottamare, mettendo carriere e competenze professionali alla mercè della discrezionalità del Direttore Generale di turno, e quindi dell’invadenza pervasiva della politica. Escludendo, i professori universitari, ai quali, invece, consentire di rimanere in servizio, senza essere valutati né all’inizio né durante né alla fine del loro incarico, “a prescindere”, fino a 70 anni di età e 50 di anzianità contributiva.

E le Regioni, così sollecite ad istigare il legislatore ad abbassare l’età di quiescenza dei soli medici e dirigenti sanitari dipendenti, tacciono dimostrando, se ce ne fosse ancora bisogno, di avere rinunciato a governare questo pezzo di sanità, da tempo appaltato ad una istituzione terza che lascia a loro carico tutti gli oneri economici, a piè di lista, compresi gli stipendi di direttori di struttura senza struttura, in cambio della metà dell’orario assistenziale chiesto ai dipendenti, e magari senza nemmeno il fastidio di timbrare il cartellino.

L’onore, e l’onere, di assicurare il ricambio generazionale, per quanto pensato e attuato, in modo discutibile e maldestro, pare debba ricadere solo sulle nostre spalle, come se i giovani medici disoccupati o precari fossero tutti aspiranti ospedalieri. I diritti, ed i doveri, valgono per tutti o per nessuno.

Il mantra “cambiare verso” non può escludere alcun santuario, tipo la sanità universitaria, ed il PD e chiamato a dare prova di essere all’altezza di un partito nazionale che veramente vuole cambiare l’Italia rifuggendo dalla coazione a ripetere dei suoi predecessori punitiva della sanità pubblica e dei suoi professionisti, lasciando intatte nicchie di potere e vere rendite di posizione.

Il capo del Governo ed il Ministro Madia scelgano. Noi ne trarremo le conseguenze, senza farcene una ragione se scegliessero l’iniquità e l’incoerenza.