Sostegno, quattro alunni disabili per classe: la Commissione Cultura della Camera si arrampica sugli specchi

Concentrare in una sola classe quattro alunni disabili, di cui uno ‘carrozzato’, non comporta particolari problemi e se sorgeranno, saranno risolti strada facendo. Il salto all’indietro che l’Italia ha compiuto sul fronte scolastico, a partire dal 2008, sta tutto in questa risposta, fornita dalla Commissione “Cultura, scienza e istruzione” della Camera (allegato 2) a seguito dell’interrogazione posta dall’on. Laura Coccia (Pd) per i sempre meno rari casi di affollamento di alunni per classe, anche in presenza di alunni in situazione di handicap. In particolare, l’on. Coccia ha esposto ai colleghi della VII Commissione l’incredibile vicenda di una classe quarta primaria dell’istituto scolastico comprensivo di Brusciano, in provincia di Napoli, – denunciato dall’Associazione "Tutti a scuola onlus" – dove sono stati iscritti ben 4 alunni con disabilità su un totale di 22.

La Commissione di Montecitorio ha spiegato che “è stato sentito l’Ufficio scolastico regionale per la Campania, il quale ha comunicato che l’Istituto comprensivo «De Ruggiero» di Brusciano si compone di un unico plesso di scuola primaria, con una sola sezione dalla prima alla quinta classe. Per l’anno scolastico 2013/2014 la classe terza è stata costituita da ventitré alunni di cui due alunni con disabilità; in vista del prossimo anno scolastico 2014/2015, invece, la futura classe quarta è prevista con ventidue alunni, di cui quattro disabili”. Premesso questo, continua la VII Commissione, l’ufficio regionale del Miur ha comunque fornito “assicurazione che, anche per il prossimo anno scolastico, gli alunni interessati saranno seguiti da più insegnanti di sostegno con un rapporto minimo di uno a due, secondo le disposizioni dell’articolo 19, comma 11, del decreto-legge n. 98 del 2011. Tale rapporto potrà essere incrementato con un numero maggiore di ore, in caso di segnalata gravità da parte dell’istituzione scolastica”.

Secondo l’Anief è evidente che le giustificazioni e le rassicurazioni esposte dalla Commissione Cultura di Montecitorio sono davvero poco convincenti. I parlamentari non hanno fatto menzione dei motivi che hanno portato a questo genere di situazioni, intollerabili per uno Stato che detiene un impianto normativo ed organizzativo per il sostegno agli alunni disabili di primo livello. Prima di tutto si è sorvolato sul fatto che se una scuola è costretta a mantenere quattro alunni con problematiche di apprendimento nella stessa classe è perché non vi sono altri istituti nel territorio: una situazione che è divenuta la norma, purtroppo, dopo che negli ultimi anni, partendo dal decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 2009, lo Stato ha accorpato e cancellato un terzo delle scuole autonome esistenti, passate da oltre 12mila a poco più di 8mila (2.100 in meno solo negli ultimi 3 anni). Ciò è avvenuto malgrado la Corte Costituzionale, con la sentenza 147/2012, avesse posto forti perplessità e la Conferenza Stato-Regioni non avesse trovato l’accordo sui nuovi “tetti” minimi di alunni, vicini alle mille unità per istituto, proposti dall’amministrazione.

Sempre nello stesso periodo, sono stati elevati i limiti numerici di allievi per classe, che a seguito degli incrementi approvati con il decreto 81/2009 hanno raggiunto quote consistenti: nella scuola d’infanzia si è passati da 28 a 29 alunni per classe, alla primaria da 25 a 28 ed alle superiori si sono concesse deroghe fino alla presenza di 33 alunni. Si tratta di una concentrazione di iscritti già che rispetto alle norme vigenti sulla sicurezza sarebbero fuori norma. Come indicato nella risoluzione presentata dal senatore Fabrizio Bocchino e approvata dalla stessa VII Commissione Cultura della Camera, per superare il sovraffollamento delle classi, a norma di legge “in aula non possono essere presenti più di 26 persone, compresi gli insegnanti o l’eventuale ulteriore personale a qualunque titolo presente”.

Nel caso della scuola di Brusciano, è grave l’incuranza per la presenza di tanti alunni disabili nello stesso gruppo di studio: va ricordato, infatti, che per le classi che accolgono alunni con disabilità, i criteri vigenti, previsti sempre dal decreto presidenziale 81/2009, prevedono che “il numero complessivo dovrebbe essere al massimo di 20, in modo da facilitare i processi di integrazione e d’inclusività”.

“Come è possibile – chiede Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – che vi siano realtà con ben quattro disabili in una sola classe? La verità è quegli alunni non hanno scelta, non essendo presente un’alternativa scolastica nel territorio circostante. E quindi non si può negare loro il diritto allo studio. Il ragionamento non farebbe una piega, a patto però che quella classe venga sdoppiata. Invece, ancora una volta le logiche del risparmio prevalgono su quelle formative. E pure sull’handicap. Con evidenti ricadute negative per l’apprendimento di tutto il gruppo classe: anche gli altri 18 alunni normodotati, infatti, risentiranno della situazione. Il rischio fondato è che i 4 disabili della quarta primaria di Brusciano vengano allontanati sistematicamente fuori dall’aula per svolgere attività estranee al curricolo o in laboratori ad alta concentrazione di alunni diversamente abili. Se ciò accadesse, si vanificherebbe quel progetto d’integrazione che – conclude Pacifico – è alla base di un’efficace didattica speciale”.

Premesso che per rispettare il rapporto uno (alunno) a due (docenti) previsto dalla legge, a quella classe campana dovranno essere assegnati almeno due docenti specializzati nel sostegno, l’Anief torna anche a denunciare il fatto che con l’applicazione del piano triennale di assunzioni di docenti di sostegno, previsto dalla Legge Carrozza 128/2013, nell’a.s. 2015/2016 si continuerà ad avere un organico di diritto sottodimensionato del 30%. Nell’anno scolastico che si è da poco concluso stati necessari 110.216 insegnanti di sostegno, di cui poco più della metà di ruolo: 63.348. Entro tre anni, i prof di ruolo saliranno a 90.032.

Peccato che nel frattempo gli alunni disabili certificati siano diventati 222mila, con lo Stato che ha continuato a mantenere come riferimento (applicandovi gli incrementi progressivi dal 75% al 100%) il contingente dell’anno scolastico 2006/07. Che corrisponde, appunto, a poco più di 90mila posti di sostegno: ed è su questo parametro sottodimensionato, conteggiato su un totale di alunni pari a circa 180mila iscritti anziché agli attuali 222mila, che sono stati collocati nell’organico di diritto i 26.684 posti da convertire in assunzioni triennali.

Così, dopo la pessima distribuzione delle cattedre a livello regionale, il Governo si è reso protagonista dell’ennesima manovra di assunzioni al ribasso. Procedendo a un numero di stabilizzazioni che rappresenta il minimo sindacale. Ciò comporterà un servizio didattico ancora contrassegnato da un’alta percentuale di docenti di sostegno che rimarranno precari. E costretti quasi sempre a cambiare scuola ogni anno, non garantendo quella continuità didattica necessaria all’apprendimento degli alunni disabili. E laddove i docenti non saranno assegnati, sarà applicata la sentenza della Corte Costituzionale n.80 del 26 febbraio 2010 che ha abrogato una parte della Finanziaria del 2007 ripristinando l’assegnazione in deroga di personale qualificato nei casi di alunni con gravi handicap.

La logica del risparmio ad ogni costo è la stessa che riguarda l’organico nazionale degli insegnanti, fermo a tre anni fa malgrado gli alunni siano molti di più: la decisione è particolarmente grave, se solo si pensa che nel frattempo il numero complessivo degli iscritti alle classi della scuola pubblica è aumentato di oltre 87mila unità. Quasi 35mila in un solo anno. Alla luce di questa contraddizione, che farà necessariamente crescere il numero delle classi “pollaio”, durante la Conferenza Unificata di qualche settimana fa, i governatori “hanno espresso parere negativo allo schema di decreto sulla definizione delle dotazioni organiche per l’anno scolastico 2014-2015”.

“Il Parere negativo della Conferenza – si legge in una nota delle Regioni – ribadisce l’analoga posizione assunta anche per i precedenti anni scolastici ed è la conseguenza del fatto che i criteri utilizzati dal Ministero risultano poco chiari e non condivisibili”. I Governatori non sono convinti, in pratica, della decisione del Miur di compensare l’aumento degli alunni con il decremento demografico in alcune aree del Paese: perché, in ogni caso, visto che la matematica è una scienza esatta, la maggiore quantità di discenti in determinate province non verrà compensata con un proporzionale e logico aumento di 10mila insegnanti. Comportando, inevitabilmente, un aumento di alunni per classe. In ossequio a quelle norme taglia-scuola contenute nei piani di razionalizzazione (L. 244/2007, L. 133/2008, L. 111/11, L. 135/12) approvati negli ultimi sette anni di tagli.