ANAAO SU NORME PENSIONAMENTO IN RIFORMA PA

E’ sconcertante che il Parlamento italiano sia inchiodato a dibattere non tanto la riforma del Senato, quanto l’età di pensionamento dei medici universitari. E’ il commento del Segretario Nazionale Anaao Assomed alla riapertura della querelle sull’ipotesi di pensionamento dei professori universitari.

Il testo del DL 90/2014 approvato in Commissione prevedeva che i professori universitari, come i Medici dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale, “possono” essere collocati in quiescenza dalla amministrazione al compimento dei 65 anni di età con una anzianità contributiva di 42 anni e 6 mesi. Un partito trasversale ha trasformato il “possono” in “devono”, parlando di attentato alla libertà di insegnamento, problemi di ordine costituzionale, danni per la immagine internazionale del Paese, alimentando appelli a rimediare all’errore mentre il CUN chiamava alla guerra santa

E’ appena il caso di ricordare che la norma è in vigore dal 2010 per i Medici ed i dirigenti sanitari del SSN, largamente usata dalle aziende sanitarie per ridurre il costo del lavoro. Ma nessun cuore si è infranto e nessuna lacrima è stata versata quando, in netta controtendenza rispetto alle politiche previdenziali e contro l’interesse dei cittadini, il SSN è stato privato di risorse umane e professionali, con inevitabili e prevedibili conseguenze sulla qualità dell’assistenza ed il personale sanitario espulso con una discrezionale e coatta messa in quiescenza, anche con soli 58-59 anni di età anagrafica.

Questo fronte composito pare avere registrato il suo successo di bandiera, con un ulteriore emendamento, presentato nel corso della discussione nella Aula della Camera, che eleva la soglia da 65 a 68 anni per i baroni universitari ed i primari ospedalieri, che si separano dal gruppone dei dirigenti medici e dei ricercatori universitari, gli “altri”, per i quali valgono limiti più bassi.

L’Anaao mentre apprezza lo sforzo di prevedere che, in nome di elementari principi di equità, professionisti soggetti agli stessi obblighi siano trattati allo stesso modo dal punto di vista assistenziale, deplora la frantumazione delle categorie professionali che ne è seguita, questa sì di dubbia costituzionalità, frutto del cedimento ad indecenti ed immotivate pressioni.