L’Anief lo aveva subito detto: quella sullo spostamento di tanti docenti precari dalle graduatorie del Sud in quelle del Centro-Nord, che ha contrassegnato buona parte dell’estate, è una polemica sterile e priva di fondamento. Ora anche i numeri danno sostegno alla tesi del sindacato. A fornirli è la rivista ‘Orizzonte Scuola’, che in collaborazione con il sito internet ‘Voglioilruolo.it’ ha elaborato i dati reali dei flussi migratori avvenuti nel 2014: quest’anno a cambiare provincia di collocazione nelle oltre 100 graduatorie sparse per l’Italia, in prevalenza abbandonando le aree meridionali, sono stati quasi 40mila aspiranti docenti, per l’esattezza 39.518. Ma “con buona pace del battage mediatico delle ultime settimane – scrive la rivista –, possiamo affermare che i trasferimenti di quest’anno risultano quasi dimezzati rispetto al 2011, quando ben 71.501 docenti optarono per la ricerca di nuove occasioni lavorative al di fuori della provincia di appartenenza”.
L’analisi dei dati sugli aspiranti docenti che hanno deciso di spostarsi per avere maggiori certezze di lavoro riguarda anche la loro età anagrafica e l’anzianità di inserimento nelle GaE: si tratta di candidati sempre più grandi, visto che “nella fascia di età compresa tra i 35 e i 39 si è mosso ben il 28 per cento, in quella tra i 40 e i 44 il 23 per cento, mentre nello scorso triennio la stessa scelta si compiva in un’età leggermente più verde, con un picco del 30 per cento tra i 30 e i 34 anni”.
“La propensione al trasferimento aumenta in modo abbastanza significativo anche tra i 45 e i 49 anni: se nel 2011 erano solo 10 docenti su 100 a cercare di accorciare i tempi di permanenza nelle graduatorie mirando ad altri distretti, nel 2014 questo numero è salito a 16”. Inoltre, sempre rispetto a tre anni fa, è quasi raddoppiata nella fascia di età tra i 50 e i 54 anni (dal 5 al 9%). E addirittura triplicata tra gli aspiranti docenti più anziani: nel 2011 erano solo l’1% a spostarsi, pure a tanti chilometri da casa, oggi sono diventati il 3%. Scompaiono invece coloro che si spostano di provincia GaE con un età che va da 20 a 24 anni. E non potrebbe essere diversamente, visto che da sette anni la graduatorie sono state chiuse ai nuovi abilitati.
Complessivamente, l’80% di chi si sposta oggi a caccia di una cattedra ha dai 35 anni in su: “facile spiegarselo con la diminuzione delle cattedre, soprattutto al Sud, e con la generalizzata crisi del mondo del lavoro”, conclude la rivista specializzata. E a tal proposito, appare più che significativo anche un altro dato, riguardante l’anzianità di permanenza nelle graduatorie a esaurimento dei docenti ‘migranti’: il 30 per cento è iscritto nelle GaE da almeno sette anni e per evitare che dopo tanto tempo si rimanga precari, o ancora peggio senza lavoro, rimangono tanti ad essere disposti a spostarsi.
“Invece di scandalizzarsi perché tanti docenti abilitati pur di insegnare decidono di cambiare provincia – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale dell’Anief e segretario organizzativo Confedir –, sarebbe stato più logico andare a sondare i motivi di questo fenomeno. E si sarebbe scoperto che la maggior parte dei 150mila posti da insegnante tagliati negli ultimi cinque anni figurano proprio al Sud. Cosa avrebbero dovuto fare questi precari? Attendere un decennio ed invecchiare da supplenti, in attesa che i colleghi di ruolo, bloccati in servizio dalla riforma Monti-Fornero, andassero in pensione?”.
“La verità è che quasi 40mila docenti abilitati si sono avvalsi della normativa vigente, ad iniziare dall’articolo 3 della Costituzione, che garantisce il principio di uguaglianza tra i cittadini italiani: anche la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità dell’articolo 1, comma 4-ter, del decreto n. 134 del 25 settembre 2009, che introducendo una logica ‘conservativa’ delle graduatorie dava illegittimamente maggiore importanza all’anzianità di iscrizione. Perché – conclude Pacifico – nessun titolo può prevalere sul principio meritocratico”.