Lunedì il premier Renzi inaugura l’anno scolastico a Palermo…

“Il premier Renzi ha fatto bene a scegliere Palermo e la scuola che porta il nome di don Pino Puglisi: i mali dell’istruzione italiana raggiungono l’apice proprio nelle isole maggiori. Ed è da lì che bisogna ripartire, risollevando le scuole del Meridione, se si vuole veramente rilanciare l’istruzione e la cultura italiana”. Così commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, la decisione del presidente del consiglio, Matteo Renzi, di inaugurare lunedì 15 settembre l’anno scolastico 2014/2015 in una scuola simbolo di Palermo, dove il giovane sindacato scolastico ha la propria sede nazionale.

A tal proposito, Anief ricorda al primo ministro che mentre i livelli d’istruzione dei giovani del Nord Italia si avvicinano sempre più all’Unione europea, il Mezzogiorno sprofonda: il recente rapporto “Bes”, il Benessere equo sostenibile e sostenibile in Italia, realizzato dal Cnel su dati Istat, ha confermato che in Sicilia, Sardegna e Campania lascia precocemente i banchi un giovane su quattro, mentre in Europa uno su dieci. Dati ribaditi di recente da un’ampia ricercata realizzata dalla rivista Tuttoscuola, secondo cui gli alunni meno bravi e a rischio dispersione scolastica sono concentrati negli istituti tecnici e professionali del Sud, con punte in alcune province, come Caltanissetta e la stessa Palermo, di oltre il 40% di giovani che iniziano le superiori ma non arrivano alla maturità.

Inoltre, è sempre più preoccupante il livello delle competenze di base dei giovani del Sud. Davvero preoccupanti sono, infine, i risultati pubblicati in questi giorni dall’Ocse sui Neet, i Neither employed nor in education or training: in Italia in soli 4 anni, dal 2008 al 2012 sono passati dal 19,2 al 24,6%. E siccome una ricerca nazionale del sindacato Anief proprio sui Neet ha dimostrato che la presenza maggiore di giovani che non studiano e non lavorano risiede proprio al Sud, è lì, in quelle zone ad altissimo rischio abbandono, che occorre attuare i maggiori sforzi da parte dello Stato.

“Lunedì il premier Renzi toccherà con mano questa realtà – dice il presidente Anief – rendendosi conto delle difficoltà che una scuola del Meridione incontra nel condurre la sua azione educativa. Di quanto sarebbe importante avere un organico maggiore di docenti. Perché in certi contesti provinciali, come quelli di Palermo, occorre per forza un numero maggiore di insegnanti, dalla scuola dell’infanzia a quella secondaria superiori. Invece, dal Miur anche quest’anno si è proceduto a fare il contrario, legando il contingente dei docenti solo al numero di iscritti. Dimenticandosi di tutto il resto: della povertà culturale di tante famiglie, della scarsità di servizi e di opportunità del territorio, dell’alto numero di giovani dispersi che troppe volte si rifugiano nell’alcol, nella droga e nella devianza”.

“Scorrendo gli organici assegnate alle Regioni – continua Pacifico – l’anno scolastico alle porte vedrà proprio la Sicilia perdere il maggior numero di insegnanti rispetto al precedente: 500 in meno. È una scelta ingiusta, che penalizza ulteriormente quei territori che invece necessitano di più risorse, umane e finanziarie. A sostenerlo è stato quest’anno anche il rapporto territoriale Abi–Censis, realizzato su dati Istat, secondo il quale l’area dove lo “squilibrio socio-economico” è maggiore è quella del Mezzogiorno. E lo stesso, tranne rare eccezioni, vale per quelle che hanno il più “basso tenore di crescita” a livello di “potenzialità rurale” o che sono “a rischio involuzione”. Mentre i territori dove c’è maggiore possibilità di crescita e sviluppo sono quelli del Nord, in particolare il Friuli, il Trentino, il Veneto, la Lombardia e il Piemonte”.

“È evidente che gli attuali criteri sulla formazione dell’organico dei docenti, derivanti dal D.P.R. 81 del 2009, con gruppi-classi che possono raggiungere 27-28 alunni, non possono essere adottati nelle aree disagiate e a rischio Neet. E poi – conclude il sindacalista Anief-Confedir – non dimentichiamoci che il Sud dell’Italia detiene un patrimonio culturale e turistico immenso, unico al mondo: riscopriamolo, incentivando l’arte e il turismo”.