Scuola e riforma. Un problema di Costituzione?

E’ iniziato or ora l’anno scolastico, ed è tutto un gran parlare di scuola, cioè di cosa non funziona, con dati da brivido che in molti già conoscevano per esperienza diretta o per sentito dire o per aver letto o visto fugacemente qualcosa da qualche parte. La scuola, si sa, in qualche momento della vita ci ha coinvolto e per molti lo è per tutta la vita. Poi quest’anno, abbiamo un capo del Governo più giovane della media e, non avendo il Renzi fatto altri lavori che non la politica dopo la fine degli studi, ha un ricordo scolastico più vivo dei tanti “anziani” che in precedenza ci hanno governato; per questo parla di scuola in modo più vivo, con molti riferimenti alla scuola e al linguaggio talvolta canzonatorio e scaltro degli studenti. Quindi sembra che la scuola sia più importante che non in passato. Speriamo che il “sembra” sia solo una nostra impressione dettata dalla atavica sfiducia che abbiamo in tanti politici della parte politica (e non solo) del nostro attuale capo di governo, visto che quella parte ha avuto tante occasioni di governarci, anche di recente, ma i risultati in merito non ci sono stati.
Comunque, per chi volesse approfondire alcuni nostre opinioni in merito, nei giorni scorsi lo abbiamo fatto con due comunicati che sono sul web dell’associazione. Quello che qui vogliamo cercare di affrontare è una questione che parte dalla scuola, ma abbraccia molti altri aspetti della nostra vita: perche’ quando si affronta un problema come la scuola, gli utenti di quel servizio vengono messi in secondo piano, a dispetti dei lavoratori del settore? Il nostro capo del Governo, infatti, nelle sue esternazioni di questi giorni, la cosa più grossa e in qualche modo precisa che ha detto, è stata in merito all’assunzione di 150.000 insegnanti precari, mentre sul resto (studenti, infrastrutture, didattica, etc) e’ rimasto abbastanza sul vago. Noi crediamo che ci sia un problema all’origine, un problema di impostazione delle questioni e delle politiche, un problema che nasce dalla nostra Costituzione fondata sul lavoro e non, come invece è per la gran parte delle Costituzioni (dove ci sono) del cosiddetto mondo libero, cioè sul diritto, la liberta e l’uguaglianza. Un problema che fa sì che il modo mentale di impostare e affrontare le questioni abbia un certo taglio a discapito di un altro. Anche ad una sorta di livello inconscio dei vari attori, siano essi con poteri esecutivi, legislativi e amministrativi, inclusi coloro che subiscono queste politiche anche se, ufficialmente, sono alla base -col voto- della scelta di questi attori. Nella passata legislatura avevamo anche partecipato alla stesura di un disegno di legge che modificasse in merito la Costituzione, ma -ovviamente- è roba rimasta solo nei cassetti del Senato. Avevamo anche sperato che questo DL potesse servire ad aprire un dibattito in merito, ma niente di niente: è rimasto solo una sorta di nostra elucubrazione e qualche altro “estremista” della Libertà, del Diritto e dell’Uguaglianza. A fronte di quanto sta accadendo oggi per la scuola, con le uniche priorità che sembrano essere i lavoratori della scuola, piuttosto che gli utenti… crediamo che una diversa impostazione di come affrontare i problemi sarebbe servita. E infatti, quando sentiamo parlare, un po’ da parte di chiunque, dell’importanza dei bambini e dei giovani studenti come elemento essenziale della nostra comunità civica, sociale, economica e politica e poi ci viene prospettata -al momento, pare- l’assunzione di 150.000 precari come primo passo, restiamo perplessi. E non possono non venirci in mente le numerose riforme e riformicchie che, da quando esiste la Repubblica, ci hanno proposto e sventagliato, e che sono state cosi’ determinanti e importanti che la scuola oggi, dire che è agonizzante, è solo per essere gentili.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc