Imposta Tasi. L’amministrazione ha sbagliato più di qualcosa…

Il prossimo 16 ottobre scade il pagamento della prima rata della Tasi (tassa sui servizi indivisibili), una tassa comunale sulla prima casa che ha sostituito l’Imu/Ici che, con tanti strombazzamenti mediatici, ci hanno fatto credere che avevano abolito e che, invece, hanno fatto rientrare dalla finestra con pagamenti maggiori che non quelli delle imposte precedenti.
Il problema grosso di questo pagamento, al di là del fatto in sè, è che è altissima la possibilità che il contribuente sbagli nel calcolare quanto deve pagare. A differenza di molti altri tributi comunali, la Tasi il contribuente se la deve calcolare da sè, facendo fede sui sistemi indicati sui siti degli specifici Comuni e/o appoggiandosi a Caf o professionisti del settore -quindi con ulteriore aggravio di costi. E non esiste un metodo generalizzato italiano, perchè ogni Comune decide da sè, anche e soprattutto per le percentuali che devono essere pagate da proprietario (min 70%) e inquilino (max 30%) della casa. Inoltre non sono pochi i Comuni che non hanno fatto le delibere in tempo, per cui chi ha la casa in questi territori dovrà pagare solo il prossimo metà dicembre con una aliquota unica nazionale. Ma come se non bastasse la difficoltà di ogni contribuente per essere ligio al dovere, non pochi Comuni hanno fatto di tutto per rendere la cosa ancora più complicata. Si veda in proposito la denuncia odierna del quotidiano ‘Italia Oggi’ dove, a titolo di esempio, citiamo alcuni casi: delibere da consultare -per sapere quanto pagare- che sono anche di 500/600 pagine, alcune con aggiunte fatte a penna con grafia incomprensibile (Comune di Palermo), formule matematiche per il calcolo che possono essere utilizzate solo da iniziati alla specifica materia, detrazioni per coloro che hanno disabilita’ superiore al 100% (…), detrazioni per familiari che non si sa quali siano (Comune Milano), aliquote piu’ alte rispetto a quelle di legge, riduzione del 50% a chi adotta un cane randagio, scadenze non chiare, etc…
Una situazione che conferma come il federalismo in Italia abbia finorsa solo significato ulteriori complicazioni per il contribuente. Un velo pietoso sul fatto che il Governo in carica ci ripete in continuazione che ci fa pagare meno tasse e ci semplifica la vita. Che fare? Forse e’ il caso che chi di dovere, preso atto che stiamo andando verso un baratro che ci vorranno decenni per colmarlo (in termini economici -per istituzione e contribuente- oltre che di credibilita’), prenda la situazione in mano e decida una cosa (in genere) antipatica, ma forse oggi necessaria: rinviare le scadenze, mettere mano alla norma a livello nazionale e dare precise e inderogabili indicazioni ai Comuni. Sì, lo sappiamo, il Governo centrale lo aveva già fatto, ma probabilmente lo aveva fatto male, visto quanto sta inesorabilmente accadendo in questi giorni. 

Vincenzo Donvito, presidente Aduc