E’ solo un teatrino il rimpallo di responsabilità in corso sul dissesto idrogeologico tra Presidente del Consiglio Renzi e le Regioni, denuncia il WWF, visto che Renzi e le Regioni si sono già messi d’accordo per derogare dalle direttive comunitarie; infatti sono stati prorogati i fallimentari Accordi di programma del 2010 tra Stato e Regioni e il Governo ha nominato proprio i Governatori regionali come Commissari regionali contro il dissesto idrogeologico. Così per la Liguria il Commissario straordinario è l’On. Burlando, il Governatore regionale, lo stesso che con le sue Giunte ha portato avanti leggi per la riduzione delle fasce di inedificabilità lungo i fiumi, denunciate dal WWF già nel 2011.
In realtà c’è un “Europa” che potrebbe salvarci perchè ci ha dotati di strumenti preziosi, le Direttive “acque” (2000/60/CE) e alluvioni” (2007/60/CE) con cui ha chiesto da anni a tutti i Paesi membri di avviare un serio governo delle acque e di definire dei piani di gestione per il rischio alluvionale. Tali Direttive ci “obbligherebbero” a istituire le Autorità di distretto per avviare una pianificazione a livello di bacino idrografico, l’unica unità territoriale riconosciuta come adeguata per far fronte alla riduzione del rischio idrogeologico e coordinare serie politiche di gestione dell’acqua.
L’Unità di Missione di Renzi ha individuato gli interventi in base alle segnalazioni delle Regioni, senza alcun coordinamento tra di loro e al di fuori di logiche di bacino. Sia ben chiaro ci sono molti interventi necessari e urgenti (sul Seveso, sul Tagliamento, l’Arno…), ma avendo le Regioni individuato le liste prioritarie secondo le rispettive realtà, che non necessariamente coincidono con quelle dell’intero bacino idrografico (se interregionale), ci sono interventi che possono causare effetti collaterali non graditi alle Regioni vicine, come ad esempio la ricalibratura delle arginature del Tagliamento in sinistra proposto dal Friuli Venezia Giulia che, in caso di piena rilevante, comporterebbe senz’altro effetti nella sponda destra (Veneto), oppure la diaframmatura di alcuni argini a monte (FVG) che sposterebbero a valle (Veneto) il rischio. Oppure la realizzazione di alcune casse di laminazione nel tratto vallivo del Livenza (Veneto), mentre il piano stralcio redatto dall’Autorità di bacino indica di iniziare le opere di laminazione da monte (Pordenone, FVG), ecc.
Infine il WWF è preoccupato per le generiche affermazioni riguardo la “semplificazione” e la necessità di superare la “burocrazia” che ha “incagliato” i progetti: è vero ci sono molti interventi fermi per le diffuse incapacità, complicità e inerzie amministrative, ma molti altri sono bloccati perché fatti male, inutili, perché i costi sono lievitati inspiegabilmente o perché non sono state rispettate tutte le procedure di tutela ambientale.
Preoccupazione, quest’ultima, alimentata dal fatto che direttamente coinvolti nei progetti di “italiasicura” ci sono 140 Siti d’Importanza Comunitaria tutelati dalla Direttiva “Habitat” (43/92/CEE) e 78 Zone di Protezione Speciale, tutelati dalla Direttiva “Uccelli” (2009/147/CEE). La tutela dell’ambiente è la base per cercare di garantire o ripristinare le naturali capacità di risposta del territorio agli eventi metereologici sempre più estremi.
Il WWF ritiene certamente indispensabile un’azione d’emergenza che deve però essere pienamente coerente con l’applicazione delle direttive “acque” e “alluvioni”, ridando alle Autorità di bacino/distretto la governance del dissesto idrogeologico e delle acque.
E’ indispensabile favorire quell’improcrastinabile cambio di rotta radicale improntato sulla tutela del patrimonio naturale, sul ripristino dei servizi ecosistemici, attraverso una diffusa azione di rinaturazione e di manutenzione del territorio per un suo corretto governo e per contribuire a quell’adattamento ai cambiamenti climatici che non solo l’Europa ci chiede.