Ancora un comportamento scorretto dello Stato italiano nei confronti dei precari della scuola: i lavoratori chiamati a supplire il personale di ruolo nelle scuole e sezioni italiane collocate all’estero, percepiscono infatti la metà dell’indennità di sede. E ciò malgrado si tratti di una quota – non quantificabile perché legata ad un coefficiente che varia sulla base di vari criteri, come la distanza da casa, la pericolosità della zona dove si opera, il costo e la qualità della vita – da assegnare a tutti coloro che non sono residenti. Con la quota che deve essere assegnata prescindendo dal tipo di contratto, a termine o indeterminato, sottoscritto dal lavoratore. La denuncia è giunta dall’Anief, nel corso del seminario di formazione tenuto oggi dal suo presidente nazionale, Marcello Pacifico, presso la Scuola italiana di Atene in Grecia, durante il quale sono stati pure ricordati i recenti tagli agli organici all’estero avviati due estati fa a seguito della spending review.
Il sindacalista ha ricordato che vi sono già delle sentenze favorevoli che hanno ritenuto illegittimo l’attuale trattamento economico applicato dal MAE nei confronti del personale supplente non residente, proprio perché non viene erogata nei loro confronti l’indennità di sede. Durante il seminario, organizzato per formare il personale sui progetti governativi di riforma della Scuola, Pacifico ha ricordato, sempre a proposito del personale collocato all’estero, che ai colleghi di ruolo residenti, pur avendo scelto di percepire lo stipendio di quelli italiani, non viene assegnata l’indennità straordinaria, che ormai à stata inglobata nello stipendio tabellare, percependo di fatto una retribuzione inferiore.
“Nel primo caso – ha detto il sindacalista – è violata la parità di trattamento sancita dalla giurisprudenza comunitaria, senza alcun ragione oggettiva tale da dissuadere per mesi la nomina di supplenti con gravi pregiudizi per gli studenti. Nel secondo caso è violato il principio della parità retributiva, un concetto di equiparazione tra l’altro ribadito nella sentenza della Corte di Giustizia europea”.
“È uno scandalo che faremo approdare nei tribunali per ottenere giustizia. Inoltre, come nella scuola visitata, non è tollerabile che più della metà del personale sia chiamato come supplente anche se su spezzoni orari, per l’ordinario funzionamento da anni. E che dire del ruolo particolare rivestito da questi centri che si sforzano di alimentare i legami dei nostri concittadini migrati nel mondo e l’immagine della cultura italiana all’estero? Il Governo – ha concluso il presidente Anief – deve intervenire con immediatezza, perché altrimenti saranno anche stavolta i giudici a fare giustizia”.
Anief è quindi pronta a ricorrere: nei prossimi giorni verranno fornite informazioni sul sito internet del sindacato www.anief.org. Intanto, tutti coloro che sono interessati ad assistere ad un seminario di formazione o a ricorrere in tribunale possono scrivere a segreteria@anief.net