“I consumi non ripartono perché non c’è fiducia: timori per nuovi scossoni della crisi e di una nuova, profonda recessione inducono sia i cittadini sia le aziende a risparmiare il più possibile. Ecco perché nell’ultimo anno le riserve delle famiglie sono cresciute di quasi 14 miliardi, quelle delle aziende di 11,6 miliardi e quelle delle imprese familiari di oltre 1 miliardi. In un anno, e questo è un paradosso, gli italiani hanno lasciato in banca ben 26,5 miliardi in più portando il totale dei depositi a quota 1.127 miliardi”. Così il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, commentando i dati Istat relativi al commercio al dettaglio. Secondo l’ultima analisi del Centro studi di Unimpresa, l’ammontare dei depositi bancari è passato da 1.100,4 miliardi di ottobre 2013 a 1.126,9 miliardi di ottobre 2014, in crescita di 26,5 miliardi (+9,94%). Nel dettaglio, le riserve delle famiglie sono passate da 853,9 miliardi a 867,7 miliardi in salita di 13,7 miliardi (+1,61%); i fondi delle aziende sono passati da 201,3 miliardi a 212,9 miliardi, in aumento di 11,6 miliardi (+5,77%); i depositi delle imprese familiari sono passati da 45,09 miliardi a 46,2 miliardi, in crescita di 1,1 miliardi (+2,55%).
La contrazione dei consumi registrata dall’Istat, pertanto, non indica una mancanza di disponibilità finanziarie o di liquidità da parte delle famiglie e delle imprese, ma l’assenza di fudicia. Nel caso delle famiglie, tale situazione porta a rimandare (o annullare) acquisti importanti o a cercare il risparmio anche per la spesa quotidiana; nel caso delle imprese, l’aumento dei fondi disponibili è il segnale dell’assenza di investimenti, sia per crescita dimensionale sia per i macchinari.