PUBBLICO IMPIEGO. Un’assenza per malattia su quattro dura solo un giorno

Il pericolo che le assenze brevi nascondano forme più o meno velate di assenteismo è, almeno in alcune aree del Paese, quanto mai concreto, soprattutto nei casi in cui la malattia dura solo un giorno. Secondo i dati elaborati dall’Ufficio studi della CGIA riferiti al 2013, un’assenza per malattia su 4 (25,9 per cento) registrata dai dipendenti pubblici ha la durata di una giornata. Il dato è addirittura in crescita: + 5,9 per cento rispetto al 2012. La quota scende di oltre la metà (11,9 per cento) nel settore privato e rispetto all’anno precedente è diminuita dell’1 per cento.

Per quanto concerne le assenze per malattia di durata compresa tra i 2 e i 3 giorni, invece, l’incidenza sul totale degli eventi sale al 36,1 per cento nel pubblico e al 31,2 per cento nel privato. Alla luce di quanto accaduto in alcune grandi città lo scorso 31 dicembre, l’attenzione della CGIA si è soffermata sulle assenze per malattia di un giorno, più facili da “programmare” da parte di chi ha deciso di comportarsi scorrettamente nei confronti del proprio datore di lavoro. A livello provinciale spicca la situazione della provincia di Palermo: tra i dipendenti pubblici il 42,6 per cento del totale delle assenze dura un giorno, mentre nel settore privato l’incidenza scende al 27,8 per cento. In questa particolare graduatoria, Palermo detiene il primato sia nel pubblico sia in quello privato.

Nel comparto pubblico, dopo lo score della provincia di Palermo, segnaliamo quello di Agrigento (38,4 per cento), di Catania (35,6 per cento) e di Trapani (34 per cento). Chiudono la classifica Udine (14,2 per cento), Belluno (12,8 per cento) e Bolzano (10,5 per cento). Complessivamente, la provincia che presenta la durata media di malattia più elevata nel pubblico impiego è Vibo Valentia, con 23,2 giorni di assenza all’anno.

Nel settore privato, invece, dopo la “leadership” del capoluogo regionale siciliano, vanno segnalati i risultati di Catania (21,1 per cento), di Roma (18,8 per cento) e di Siracusa (18,5 per cento). I territori più virtuosi sono Vicenza e Udine (entrambe con il 5,5 per cento), Ascoli Piceno (5,1 per cento) e Vibo Valentia (2,6 per cento). Anche nel settore privato, la realtà provinciale che detiene il primato della durata media dell’assenza di malattia è situata in Calabria: si tratta della provincia di Reggio Calabria, con 53,4 giorni di assenza all’anno.

“I dati – sottolinea Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA – vanno letti con grande attenzione. Sarebbe ingiusto e sbagliato strumentalizzare i risultati che emergono da questa ricerca. Al netto dei casi limite che, a quanto sembra, si concentrano soprattutto in alcune aree del Paese, le imprese e anche la Pubblica amministrazione possono contare sull’affidabilità di maestranze che sono considerate tra le migliori al mondo. Detto ciò, è necessario colpire con maggiore determinazione i furbi, vale a dire coloro che, assentandosi ingiustificatamente, recano un danno all’azienda per cui lavorano e, nel caso dei dipendenti pubblici, anche alla collettività”.

A livello nazionale, come del resto emerge anche dalla lettura dei dati con dettaglio provinciale, nel settore privato ci si ammala più che nel pubblico. Così come riscontrato nel 2012, anche nel 2013 il numero di giorni medi di malattia dei lavoratori dipendenti del settore privato (18,3) è stato superiore a quello dei dipendenti pubblici (17,1). Nel complesso, nel 2013 l’Inps ha ricevuto oltre 17.800.000 certificati medici: il 3,4 per cento in più rispetto al 2012. Se nel settore privato l’aumento è stato dell’1,1 per cento, nel comparto pubblico, invece, la crescita è stata del 9,2 per cento.

Dalla CGIA sottolineano che la malattia di un lavoratore viene considerata come unico evento anche nel caso di più certificati tra i quali intercorra un intervallo di tempo non superiore a 2 giorni di calendario. Inoltre, viene segnalato che questi dati sono stati estratti dall’Osservatorio sulla certificazione di malattia dei lavoratori dipendenti privati e pubblici dell’Inps, avviato nel 2011. In queste statistiche non sono riportate le assenze riferite alla gravidanza, alle disposizioni previste dalla legge n° 104/1992 (assistenza disabili) e alla donazione del sangue.

Si tenga altresì presente che, come precisa l’Inps, non tutti i lavoratori dipendenti del settore privato sono assicurati per la malattia. In particolare tra le principali categorie di lavoratori assicurati ci sono gli operai del settore industria, gli operai e gli impiegati dei settori terziario e servizi, i lavoratori dell’agricoltura, gli apprendisti, i lavoratori iscritti alla gestione separata di cui all’art. 2 comma 26. Legge 335/95. Per contro, tra le principali categorie di lavoratori non assicurati per la malattia ci sono i collaboratori familiari (colf e badanti, in totale 945 mila circa), gli impiegati e i quadri dell’industria (1,4 milioni) e i dirigenti (400 mila). Questi dati sulle consistenze si riferiscono al 2013 e sono di fonte INPS e Istat.

Per quanto riguarda la malattia dei dipendenti del settore pubblico, l’art. 71, primo comma, del decreto n. 112/08 convertito in legge n. 133/08 (legge Brunetta) prevede che per gli eventi morbosi di durata inferiore o uguale a dieci giorni di assenza, sarà corrisposto esclusivamente il trattamento economico fondamentale con decurtazione di ogni indennità o emolumento, comunque denominati, aventi carattere fisso e continuativo, nonché di ogni altro trattamento economico accessorio. La decurtazione retributiva è dunque relativa ai primi dieci giorni di ogni periodo di assenza per malattia (e non ai primi 10 giorni di assenza per malattia nel corso dell’anno), opera per ogni episodio di assenza (anche di un solo giorno) e per tutti i dieci giorni anche se l’assenza si protrae per più di dieci giorni. Nel comparto privato, invece, in caso di assenza di malattia la quota percentuale della retribuzione media giornaliera a carico dell’Inps dipende dalla qualifica contrattuale, dal settore di appartenenza e dalla durata dell’evento. Nella generalità dei casi, comunque, possiamo dire che i primi 3 giorni di malattia sono interamente a carico dell’azienda, dal 4° al 20° giorno la retribuzione giornaliera media è coperta al 50 per cento dall’Inps, dal 21° al 180° giorno la quota in capo all’Istituto di previdenza sale al 66,66 per cento.