Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha dichiarato che il 2015 sarà un anno felix. Vero o no? In effetti, alcune condizioni sono favorevoli: il prezzo del petrolio a 50 euro al barile, con minori costi energetici, l’euro a 1,18 sul dollaro (a inizio anno era a 1,37) che favorirà le esportazioni, soprattutto verso gli USA, inoltre, fra 10 giorni la BCE dovrebbe annunciare alcune misure di intervento, il famoso Quantitative Easing, che consentirà alle banche di liberarsi dei titoli governativi e avere consistenti liquidità a disposizione per gli investimenti. Gli italiani, nel frattempo hanno messo da parte i propri risparmi nell’attesa di tempi migliori (+ 44 miliardi lo scorso anno). Insomma le condizioni per migliorare ci sarebbero, ma alcuni problemi permangono, quali per esempio la burocrazia (altrochè quella europea) e un sistema di frammentazione delle competenze, suddivise tra Comuni, Province (ancora!), Regioni e Stato e dei relativi addentellati (si pensi alle partecipate) che strangolano qualsiasi iniziativa. Questo dovrebbe essere l’anno della razionalizzazione del nostro sistema istituzionale ma quello avviato con il Senato non ci convince affatto. La riforma, a nostro parere, doveva avere due obiettivi: modificare le attribuzioni delle due Camere, differenziandole e diminuire (dimezzare) il numero dei parlamentari. Si sarebbe ottenuto un Parlamento più snello (473 parlamentari in meno) e più funzionale. Invece, si è scelto di varare un Senato delle Regioni, pur non essendo una repubblica federale come la Germania e, perdipiù, con una confusa attribuzioni di funzioni. Quanto ai costi, argomento che ha dominato le cronache di questi mesi, non si vede un grande risultato: i consiglieri regionali-senatori non riceveranno lo "stipendio" ma le altre spese saranno sempre presenti: diaria, viaggi, segreterie, collaboratori, ecc.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc