
L’emorragia cerebrale che ha colpito un caposala di un pronto soccorso torinese, dopo 11 ore consecutive di lavoro estenuante, ha riportato l’attenzione sui nostri ospedali, sui PS in particolare, e sulle drammatiche condizioni in cui Medici ed infermieri sono costretti a lavorare. Ma non è solo Torino. I dati in arrivo da tutta Italia sono inquietanti. Da Napoli a Genova, da Ancona a Roma – sottolinea l’Anaao Assomed – sono sospesi i ricoveri programmati e le foto di pazienti posteggiati sul tavolo operatorio, su panche o su barelle sottratte alle ambulanze, affollano il web. E i “barellati” perenni, le corsie strapiene, gli operatori stravolti riempiono le pagine delle cronache cittadine. E non è ancora arrivato il picco di epidemia influenzale.
Per una volta la latitudine non c’entra e lo stato dei Pronto Soccorso è diventato l’unico elemento nazionale di un Servizio Sanitario balcanizzato fino nell’attribuzione delle competenze professionali. Non abbiamo dubbi che non vi saranno azioni concrete per arginare ed invertire le condizioni, indegne di un paese civile, in cui si ritrovano pazienti e parenti, medici, infermieri e tutti gli operatori sanitari dei nostri nosocomi. Chi accede e chi lavora in un pronto soccorso ha ben presente di cosa stiamo parlando. Anche gli utenti-cittadini-pazienti hanno capito chi li ha ridotti in queste condizioni, grazie alle facce stravolte di chi cerca di trovargli un posto letto, una barella, una sedia o, in casi non così rari, una scrivania dove stendersi ed essere assistito. In attesa del cartello "solo posti in piedi". Intanto, dentro torri d’avorio, avvengono dotte disquisizioni di politica sanitaria, di tagli, di spending review, di accorpamenti e di “efficientamento”. Nelle condizioni in cui versano la nostra sanità e questi suoi avamposti ci chiediamo come mai nessun politico e/o amministratore riesca ad emettere uno striminzito “cinguettio” in sua difesa.
Il nostro SSN sta precipitando nel baratro dell’incapienza. Un’incapienza di posti letto, di medici, di infermieri, di operatori socio-sanitari, di risorse in conto capitale, di formazione. Siamo ai margini dell’Europa come numero di posti letto per mille abitanti, sotto la media UE per le risorse destinate alla Sanità. Ed il personale continua inesorabilmente a calare rendendo incompatibile assistenza e sicurezza.
Lo smottamento organizzativo dei pronto soccorso è il primo segnale tangibile della insostenibilità di questa situazione. Di fronte all’aumento dei pazienti cronici, si tagliano risorse e posti letto agli ospedali. Il diritto ad essere curato in maniera appropriata ed in condizioni dignitose è diventato quasi un privilegio. Dall’addio al posto fisso alla fine del “letto fisso”. Come nei Promessi Sposi: “…e su tutto quel quasi immenso covile, un brulichìo, come un ondeggiamento; e qua e là, un andare e venire, un fermarsi, un correre, un chinarsi, un alzarsi, di convalescenti, di frenetici, di serventi.”
Oggi lo regaliamo noi un tweet ed un hashtag ai nostri governanti: “Di nuovo i lazzaretti. La Sanità italiana #cambiaera”.