Decine di migliaia di insegnanti da assumere nella scuola pubblica nei prossimi mesi rischiano seriamente di essere assegnati in un istituto collocato in una regione diversa dalla propria e di rimanervi per almeno tre anni: l’amministrazione scolastica provveda al più presto ad azzerare il vincolo sulla mobilità territoriale previsto dal contratto nazionale vigente, perché non è più adeguato ad affrontare il “piano straordinario” di immissioni in ruolo, previsto in estate, la cui copertura economica è stata giù prevista dal Governo attraverso i commi 3 e 4 della Legge di Stabilità 2015. A chiederlo è l’associazione sindacale Anief, dopo aver registrato, nel corso di centinaia di seminari svolti nelle ultime settimane sulla riforma ‘La Buona Scuola’, forti preoccupazioni tra il personale docente precario interessato alle 150mila assunzioni a tempo indeterminato.
Secondo alcune stime attendibili, da verificare attraverso il censimento in corso da parte del Miur, sarebbero circa un terzo i docenti precari, oggi inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, che verranno assunti e collocati all’interno dell’organico funzionale oppure in quello di fatto, quindi su posti sganciati da quelli inizialmente prefissati dall’amministrazione in vista del prossimo anno scolastico.
“È necessario che si provveda sin da ora a modificare le regole sulla mobilità territoriale, prevedendo il trasferimento o l’assegnazione provvisoria per i tanti precari assunti lontano da casa”, chiede Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir.
“Va al più presto messo mano all’ipotesi di Contratto collettivo nazionale di lavoro sulla mobilità 2015/16, sottoscritto il 26 novembre scorso. Ma anche alla bozza iniziale della ‘Buona Scuola’, perché proprio nelle linee guida di riforma governativa del settore si prevede l’assunzione fuori regione. Solo che le regole concordate dai sindacati non sono più adeguate a fronteggiare tale eventualità. Soprattutto perché potrebbe riguardare davvero tanti neo immessi in ruolo. Si preveda, in sostanza, a dare loro la possibilità di accedere al trasferimento o all’assegnazione provvisoria immediata. Se ciò non dovesse essere possibile, al massimo – conclude Pacifico – si permetta ai nuovi assunti di avvicinarsi a casa immediatamente dopo aver svolto l’anno di prova”.
Va ricordato che il maxi piano di 150mila assunzioni, conseguente alla sentenza della Corte di Giustizia europea del 26 novembre scorso, avverrà in regime di invarianza finanziaria: se passera la ‘Buona Scuola’, almeno fino al 2021 i neo-assunti non potranno accedere ad alcun aumento stipendiale legato al merito. Ciò significa che per almeno 6 anni consecutivi un docente percepirà una busta paga che non andrà oltre i 1.200 euro netti. Il rinnovato Contratto collettivo nazionale di categoria, sottoscritto il 4 agosto 2011 da altri sindacati accondiscendenti la linea del Governo, ha infatti permesso l’attuazione delle assunzioni in cambio della cancellazione per diversi anni degli oneri di cui lo Stato dovrebbe farsi carico: l’accordo ha legalizzato, di fatto, un vero e proprio scippo del primo gradone stipendiale dei neo-assunti. Con il sistema in vigore degli scatti stipendiali, questo accordo farebbe rimanere incredibilmente congelato lo stipendio dei neo-assunti per ben nove anni.
“Alla luce di tutto ciò, considerando anche gli stipendi davvero ridotti che tutti questi insegnanti dovranno percepire per diversi anni, almeno si permetta loro di presentare subito domanda di trasferimento o assegnazione provvisoria: ciò comporterebbe un segnale importante, soprattutto nei confronti di chi è collocato in scuole a centinaia di chilometri da casa, con non indifferenti spese di trasporti, vitto e alloggio. Anche perché, è bene ricordarlo, quella di bloccare la sede di lavoro per così tanto tempo è un’ingerenza tutta italiana, in palese contrasto – conclude il presidente Anief – con l’articolo 8 della Convenzione sulla giurisprudenza europea in tema di diritto familiare”.