Liberalizzazione vendita farmaci. Il gioco delle parti a danno dei consumatori

di Vincenzo Donvito, presidente Aduc

Sembra che il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, si stia scontrando con la sua omologa dello Sviluppo Economico, Federica Guidi. Oggetto del contendere la cosiddetta liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C, con ricetta, anche nelle parafarmacie, ma solo per quelli che il consumatore paga a prezzo pieno. Sullo scontro aleggiano contrapposte fazioni, con in primo piano quelle che sono espressione delle corporazioni professionali (farmacie), intimorite dalla ipotetica perdita di rendita territoriale che il provvedimento comporterebbe. Tutto in nome della salute dei consumatori, ovviamente. Che, a detta del ministro della Salute, a fronte di una tale liberalizzazione sarebbero tutti di corsa in fila davanti alle parafarmacie ad imbottirsi di farmaci e, nel contempo, visto che alcune parafarmacie sono all’interno di supermercati, far chiudere le piccole farmacie.
Emerge la boutade ministeriale dei consumatori assetati di farmaci con ricetta che, tra un pacco di spaghetti, una scatoletta di pelati e un paio di mozzarelle, ne dovrebbero subito approfittare: chissa’ perche’ i consumatori sono considerati incapaci di moderazione e di oculata scelta, a maggior ragione nel caso di specie dove, a consentire l’acquisto di farmaci, sarebbe conseguenza dell’ottenimento della ricetta da parte di un medico…. più che un medico a decidere sulla prescrizione, chi deve essere? O forse i farmacisti contano più del medico e, nonostante una ricetta, si possono rifiutare di vendere un farmaco? Domande banali a cui ci sono altrettanto banali risposte, ma allora perche’ si sta mettendo in moto questo gioco delle parti? Semplicemente perche’ nell’azione del ministro Lorenzin si sottintende la difesa dei privilegi acquisiti da parte delle farmacie, sempre in prima fila a impedire la mobilita’ dei prezzi e la capillarità sul territorio e degli orari di strutture in grado di far fronte alle istanze dei consumatori. All’attenzione del ministro Lorenzin per l’eccesso consumismo -facendo riferimento ai classici schemi delle ideologie politiche tuttora in vigore- si contrapporrebbe il liberismo del ministro dello Sviluppo Economico (ministro di scuola Confidustria) che farebbe le parti di un’industria farmaceutica (le “cattive” multinazionali in buona parte dei casi) assetata di maggiori introiti e quindi insensibile a chi, dove e come si vendono i propri prodotti… basta vendere.
Questo sarebbe lo scontro, in un mondo in cui per fortuna la produzione farmaceutica non e’ un monopolio dello Stato!! Poveri noi, consumatori di prodotti farmaceutici e utenti dei servizi sanitari. Si vuole impedire che ci si possa alleviare le sofferenze quando e come queste si manifestano. Cioe’: quando le farmacie sono chiuse, mentre molte parafarmacie sono aperte; quando possiamo acquistare i farmaci nel medesimo luogo in cui stiamo facendo la spesa, senza doverci sobbarcare ulteriori spostamenti e perdite di tempo; quando non dobbiamo fare chilometri e chilometri alla ricerca della farmacia aperta.
E poi, ministro della Sanità, non si sente un po’ a disagio nel contrastare le vendite di farmaci con ricetta che il consumatore dovrà pagare a pieno prezzo? E, per il medesimo limite, altrettanto disagio non lo prova il ministro dello Sviluppo Economico? Non vi sembra -entrambe- di aver giocato già troppo sulla libertà di cura e di salute dei consumatori con questa ridicola menomazione? Lorenzin parla di compromesso da trovare in consiglio dei ministri… lo suggeriamo noi, il compromesso: che ovunque -farmacie e parafarmacie- si possano acquistare farmaci con ricetta, anche quelli rimborsabili. Sarebbe un compromesso a vantaggio dei cittadini. A chi non torna?