Il testo della bozza del ddl ex articolo 22 del Patto per la salute all’esame degli Assessori regionali alla salute, come anticipato dalla stampa, segna un passo indietro delle procedure di accesso al Ssn.
L’idea di inquadrare i laureati in medicina e chirurgia a tempo indeterminato in categoria non dirigenziale a invarianza del costo complessivo della dotazione organica aziendale, non si preoccupa nemmeno di nascondere la volontà di avere forza lavoro a basso costo per una progressiva decapitalizzazione del lavoro professionale in sanità.
La frattura inserita nelle categorie professionali apre la strada ad un dumping sul costo del lavoro da parte delle Aziende sanitarie, che prelude ad un progressivo wash out della dirigenza medica e sanitaria, lasciando impregiudicata la questione non marginale della declinazione delle funzioni per i nuovi attori e dei relativi livelli di responsabilità professionali.
Alla fine, si lascia indisturbata l’Università, alla quale si rinnova l‘appalto monopolistico della formazione, per creare un canale di accesso al lavoro low cost, cui non si risparmia nemmeno il sadismo di un doppio concorso.
Hanno vinto il gattopardo ed il padrone delle ferriere, che si illude di governare un sistema complesso come la sanità pagando il lavoro dei professionisti al massimo ribasso. Salvo commuoversi e indignarsi per l’ennesimo caso, ancora al sud, di malapolitica sanitaria, frutto di tagli lineari e di deficit organizzativi, simbolo del malessere profondo in cui sta precipitando l’intera sanità pubblica.