È imminente l’avvio delle operazioni che consentiranno a centinaia di migliaia di docenti e lavoratori della scuola di fare domanda di trasferimento, utilizzazione o assegnazione provvisoria: il Miur sta infatti definendo gli ultimi dettagli per avviare la presentazione delle domande di mobilità 2015 per il personale docente, Ata ed educativo di ruolo, tanto è vero che “sono comparsi su Istanze on line – riporta la stampa specializzata – i modelli di domanda: segno che il Miur sta predisponendo il tutto affinché nei prossimi giorni si possa presentare la domanda”.
In base a quanto si apprende, il testo definitivo, ora all’esame della Funzione Pubblica, non si discosterà molto dall’ipotesi di Contratto collettivo nazionale di lavoro sulla mobilità 2015/16, sottoscritto il 26 novembre scorso: ma questo testo, sottoscritto dai sindacati rappresentativi, necessita di diverse modifiche. Anzi, in certe parti è tutto da rifare.
Nel contratto che regola gli spostamenti del personale è infatti ancora assente la valutazione del servizio pre-ruolo, come se la sentenza della Corte di Giustizia Europea di fine novembre sull’equiparazione totale tra il lavoro svolto dal personale assunto a tempo indeterminato e quello precario non fosse mai stata emessa. Come non c’è alcuna rivisitazione delle regole, in vista dell’introduzione dell’organico funzionale che cancellerà perdenti posto e sovrannumerari. Allo stesso modo non si tiene conto del piano straordinario di 150mila assunzioni, che si realizzerà in estate, che esige una totale flessibilità nelle domande di trasferimento e assegnazione provvisoria sia del personale neo assunto sia in servizio, in vista della possibilità, contemplata dalla riforma del Governo, di prevedere l’assunzione fuori regione. Peccato che le regole concordate dai sindacati non sono più adeguate a fronteggiare tale eventualità.
Anief ritiene urgente, in particolare, che per i tanti precari assunti lontano da casa si modifichino le regole sulla mobilità territoriale, prevedendo il trasferimento o almeno l’assegnazione provvisoria già dal primo anno. L’amministrazione deve dare loro la possibilità di accedere al trasferimento o all’assegnazione provvisoria immediata. Se ciò non dovesse essere possibile, si permetta almeno ai nuovi assunti di avvicinarsi a casa immediatamente dopo aver svolto l’anno di prova. Va eliminato, in sostanza, il vincolo dei tre anni di permanenza: le norme vigenti sulla mobilità prevedono, infatti, che il personale docente ed educativo non può presentare domanda di trasferimento dalla decorrenza giuridica dell’assunzione per due anni verso “altri comuni della provincia di titolarità” e per tre anni “per altra provincia”.
Ricordiamo che nel corso dell’anno di immissione in ruolo si può presentare la domanda per ottenere la sede di titolarità in uno dei comuni della provincia (se non si presenta si viene trasferiti d’ufficio); al secondo anno di ruolo, si può fare domanda di trasferimento sempre nell’ambito della provincia di titolarità, anche per altri comuni; al terzo anno si possono chiedere anche sedi di provincia diversa, visto che le operazioni avvengono per l’anno successivo, che è il quarto anno di ruolo. Tutto questo è regolato dalla legge 128/2013, che ha ricondotto il vincolo alla mobilità interprovinciale per i neo assunti a 3 anni, dopo che la Lega Nord, nel corso dell’ultimo Governo Berlusconi, aveva addirittura chiesto e ottenuto, con la Legge 106/2011, di portare i trasferimenti a cinque anni dall’immissione in ruolo.
Considerando che il piano di 150mila assunzioni si realizzerà in regime di invarianza finanziaria, come previsto dalla riforma ‘La Buona Scuola’, ciò significa che almeno fino al 2021 i neo-assunti non potranno accedere ad alcun aumento stipendiale legato al merito: per almeno sei anni consecutivi i nuovi docenti della scuola pubblica, in pratica, avranno una busta paga che non supererà di molto i 1.200 euro netti. Il rinnovato Contratto collettivo di categoria, sottoscritto il 4 agosto 2011 da Cisl, Uil e Gilda – che hanno avallato la linea del Governo – ha infatti permesso l’attuazione delle assunzioni in cambio della cancellazione per diversi anni degli oneri di cui lo Stato dovrebbe farsi carico: l’accordo ha legalizzato, di fatto, lo scippo del primo gradone stipendiale dei neo-assunti. Con il sistema in vigore degli scatti stipendiali, questo accordo farebbe rimanere incredibilmente congelato lo stipendio dei neo-assunti per ben nove anni.
“Se Anief diverrà rappresentativa – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief – in occasione delle prossime elezioni Rsu di inizio marzo, avrà maggiori possibilità di battersi per evitare che questa serie di ingiustizie professionali possano perdurare. Lasciare il personale con stipendi sempre più vicini alla soglia di povertà e lontani da casa per tanto tempo non è proprio di un Paese moderno: ricordiamo che solo alcuni giorni fa è stato calcolato che lo scorso anno metà degli oltre 100mila trasferimenti di insegnanti sono stati effettuati da docenti tra i 40 e i 50 anni; più di 30mila ne avevano tra i 50 e i 60; quasi 5mila tra i 60 e i 70. Il tutto è avvenuto – conclude Pacifico – in disprezzo dell’articolo 8 della Convenzione sulla giurisprudenza europea che tutela il diritto familiare. Oltre che dei diritti del fanciullo e dell’uomo all’unità familiare, dei genitori rispetto ai propri figli”.