“L’attenuazione della deflazione, rilevata a febbraio dall’Istat, è ancora in massima parte dovuta soprattutto a fattori stagionali ed all’aumento di tariffe ed accise. Gli incrementi interessano infatti soprattutto i prezzi degli alimentari non lavorati – in particolare dei vegetali freschi – e quelli dei tabacchi, colpiti recentemente dall’incremento delle accise. Sul quadro generale, però, pesa anche la frenata del crollo dei beni energetici. La riduzione del costo del petrolio era stata la principale causa del tasso di inflazione negativo registrato a gennaio, ma non l’unica. La ripresa della domanda interna appare infatti ancora molto debole, come dimostrano in parte anche i dati negativi diffusi ieri dall’Istat sulle vendite del commercio al dettaglio. Il tasso di inflazione di fondo è in salita ma rimane ancorato allo 0,6%: un incremento insufficiente a portarci completamente fuori dal rischio deflazione, visto che l’inflazione acquisita per il 2015 è ancora in territorio negativo (-0,3%). Anche se la stagnazione dei prezzi prosegue, lo scenario attuale presenta qualche opportunità da cogliere. Bisogna approfittare del basso tasso di inflazione e utilizzare la leva fiscale per ridurre il peso che grava su imprese e famiglie: le tasse sono il principale nodo da aggredire per cambiare rotta e incrementare occupazione e consumi”.