di Pietro Paolo Boiano
Si ha notizia che sono in corso accertamenti penali e tributari nei confronti del colosso Google e che le indagini potrebbero estendersi anche ad APPLE, la grande azienda statunitense di informatica. Nel mirino della magistratura penale e del Fisco ci sarebbero ingenti somme riferibili a redditi prodotti in Italia e dichiarati in Irlanda dove il prelievo fiscale è meno gravoso. Sarebbe improprio avanzare considerazioni di merito, sia per la complessità delle indagini, ma anche per la scarsa conoscenza dei fatti. Pur tuttavia il comune sentire è che il nostro Paese è diventato un terreno su cui alligna una gigantesca mala pianta
che ramifica in evasione, elusione, corruzione e criminalità organizzata. Ora c’è la vicenda Google e non è difficile capire che sia in atto un forte impegno defensionale che mira ad attenuare il più possibile le responsabilità di profilo penale, nell’intento che possa poi aprirsi un più agevole varco ai fini tributari, forse con l’offerta di una sorta di ravvedimento che consenta esborsi concordati e quindi meno gravosi. Nell’antico teatro greco il deus ex machina entrava in scena per risolvere situazioni irrisolvibili. Quel deus lo abbiamo anche noi, ma con una diversa funzione, quella di dover risolvere ciò che non abbiamo voluto risolvere. Tanto per dire che è illusorio voler contrastare l’evasione fiscale con condoni, ravvedimenti, rientri di capitali assistiti e norme sull’autoriciclaggio che sfiorano il ridicolo. Si può rimediare, si può fare sul serio, ma a volerlo deve essere la politica, che purtroppo non vuole. Ciarle al vento e annunci roboanti sortiscono solo l’effetto di ingigantire i gravi fenomeni che ci avviluppano e minacciano di schiacciarci. Gli addetti ai lavori nel comparto pubblico si difendono dall’accusa di inefficienza ma lo fanno con un lamentoso ritornello che è poi divenuto un luogo comune. E’ pur vero che la scarsezza di risorse umane ed economiche limita l’azione amministrativa, ma non è questa l’unica causa. Sono approssimative, e quindi di scarsa efficacia, formazione e aggiornamento professionale, è inesistente la fornitura di materiale didattico, indispensabile per far fronte alla normativa in continua evoluzione, per non dire di altri malanni. La vicenda Google/APPLE è la spia di sofisticate manipolazioni che non sono il parto di menti geniali, ma la conseguenza perversa di una legislazione farraginosa, spesso volutamente sesquipedale che permette di eludere le tasse legalmente, cioè usando una legge contro un’altra legge. A ragion veduta autorevoli giuristi denunciano quindi la corruzione delle leggi quando vengono preordinate per generare ibride commistioni come per esempio tra controllori e controllati, tra committenti e commissionari al solo fine di promuovere il tornaconto privato a danno della collettività. Per reprimere il malaffare servirebbe allora dare alle fiamme tutte le leggi superflue e/o palesemente maliziose, senza però allestire un altro burlesco rogo come quello visto qualche tempo fa espacciato per semplificazione amministrativa. E’ un dannoso ingombro l’attuale giungla di leggi e leggine, sarebbe un giardino ameno una legislazione snella, fatta di norme chiare e non disseminate in più testi di legge, quando non anche inserite di soppiatto in testi che trattano materie diverse. L’auspicio è che la politica prenda contezza che la società purtroppo non è tutta civile e che la parte guasta di essa,seppure minoritaria, è un mostro feroce contro il quale serve doversi armare di tutto punto per poter sostenere efficacemente una lotta durissima. Ogni diverso atteggiamento equivale inevitabilmente al proverbiale buco nell’acqua!