Sono innumerevoli le indiscrezioni che si accavallano sui contenuti della riforma della scuola: un sindacato serio non deve certamente rincorrerle e alimentare tensioni tra i lavoratori. Di sicuro, però deve mettere in guardia chi vuole continuare a privare i dipendenti dei loro diritti: deve dire al Governo che cancellare le graduatorie – ad esaurimento, d’istituto e di merito – senza prima averle svuotate, sarebbe un autogol clamoroso. Prima di attuare un’operazione di questo genere devono infatti obbligatoriamente essere assunti tutti gli inclusi, idonei e vincitori del concorso pubblico, supplenti delle graduatorie ad esaurimento e d’istituto. Sia appartenenti alla categoria dei docenti sia a quelle del personale Ata.
La notizia della possibile soppressione delle graduatorie è riportata oggi dalla stampa specializzata, secondo cui “attraverso un censimento interno agli Uffici Scolastici, il Ministero ha capito che non ce l’avrebbe fatta per alcune classi di concorso (non è stato chiarito quali e in quali percentuali) e ha escogitato la soppressione sì delle graduatorie ad esaurimento dal 1° settembre 2015, ma riservando nel prossimo concorso una quota di posti a coloro che non potranno essere assunti. Dunque, ci sarebbero docenti cancellati da una graduatoria, quella ad esaurimento, che secondo l’attuale normativa concorre al 50% delle immissioni in ruolo, che – conclude la rivista Orizzonte Scuola – andrebbero a confluire in un concorso nel quale naturalmente non si ha alcuna certezza di arrivare fino in fondo”.
Su questa possibilità, Marcello Pacifico, segretario organizzativo Confedir, è categorico: “siamo convinti che si tratta di ipotesi inapplicabili, ma qualora dovessero tradursi in normativa, con decine di migliaia di supplenti, al palo da anni, privati di un loro diritto inalienabile, quale è la possibilità di accedere al ruolo in presenza di posti vacanti e disponibili, siamo pronti ad una vera battaglia: su tuti i fronti”.
“Ammesso che anche stavolta il Governo non ci regali altre soprese, con slittamenti enunciati all’ultimo secondo – continua il sindacalista –, per capire la direzione che la riforma sta prendendo, a questo punto c’è solo da aspettare il 10 marzo; quando le linee guida di riforma arriveranno in Consiglio dei Ministri. Se il piano di cancellazione delle graduatorie dovesse realizzarsi, è bene che il Governo sappia sin d’ora che la settimana dopo, il 17 marzo, assisteremo al più grande sciopero dei precari della scuola”.
“Per quel giorno – continua il rappresentante Anief-Confedir – abbiamo già fissato due manifestazioni: una davanti al Parlamento e la seconda presso il Miur. E deve essere altrettanto chiaro che senza le dovute risposte, la soluzione ritornerà nei tribunali della Repubblica. Dove i ricorrenti stanno ottenendo stabilizzazioni d’ufficio e indennizzi che vanno dai 35mila ai 50mila euro. Invece di comprendere che più alto il numero di mancate assunzioni, più l’amministrazione scolastica si esporrà al pericolo di condanne, il Governo preferisce andare avanti con la solita politica miope”.
“Dimenticando che in 15 anni sono stati sottoscritti un milione e mezzo di supplenze e che solo una piccola parte di precari è stata assunta, malgrado il recepimento della direttiva UE 70/1999 fosse stato assunto anche in Italia con l’articolo 5, comma 4-bis, del decreto legislativo 368/2001: l’assunzione dei precari va effettuata in tutti i casi in cui si supera il tetto dei 36 mesi di supplenza. Come ribadito poi tre mesi fa – conclude Pacifico – da una sentenza cristallina emessa dalla Corte di Giustizia europea”.