di Vincenzo Mannello
I Carabinieri impieghiamoli in Italia, non in Libia… questa la proposta che avanzo alla opinione pubblica in vista di quel che si prepara. Oggi l’ineffabile ministro degli Esteri GentilOnu (lo chiamo così perché sempre deferente vera le N.U. e gli USA padroni) ha anticipato pubblicamente l’invio a Tripoli dei Carabinieri per fermare l’Isis e pure l’ondata di sbarchi in Sicilia. In verità ha premesso che ciò avverrà nel "quadro di un intervento internazionale" e in accordo con le "autorità libiche" ma queste parole hanno reso piú preoccupante la cosa. Infatti mi sembra improbabile che l’Onu possa,in questa complicatissima fase internazionale, decidere qualsiasi intervento in qualsivoglia paese. Pertanto presumo che Italia e "alleati" stiano cercando di smuovere la Nato per intervenire sul campo. Magari su richiesta del "legittimo governo" libico che, però, ha un piccolo difettuccio: non si sa quale sia e quanto effettivo potere abbia sul territorio nazionale. Tra quello "riconosciuto" (dagli occidentali) di Tobruk e quello illegittimo di Tripoli si è infilato il terzo, il piú preoccupante di tutti: quello dell’Isis a Sirte e dintorni. E, non solo a mio parere, esiste pure il quarto: quello dei mercanti di morte del Mediterraneo che fanno soldi con i poveri clandestini e con i profughi di mezzo mondo. Gente che rappresenta un potere a parte, indipendente dalle fazioni in lotta. Già nel marzo 2011 il sottoscritto, assieme a pochi altri, aveva messo in guardia la opinione pubblica (tramite le testate indipendenti) dal farsi trascinare dagli entusiasmi per la Primavera araba libica che avrebbe portato (come puntualmente avvenuto) alla caduta e all’assassinio di Gheddafi (per mano occidentale, non realmente popolare). Facile allora ipotizzare lo sfacelo della "unitarietà" della Libia e il via libera a tagliagole e integralisti peggiori di Gheddafi. Al seguito di BombObama, Sarkozy e soci pure Berlusconi si riscoperse interventista contro un amico (dittatore) e alleato (si, avevamo un trattato di amicizia con il Colonnello). Seguendo il modello Irak con Saddam l’intervento ha prodotto i suoi effetti,conosciuti da tutti: abbiamo l’Isis a due passi dalla Sicilia e a 3 da Roma! Ma il bello (o brutto) è che gli "altri" libici, di tutte le fazioni, non è che siano migliori dei "terroristi" del Califfato. Sono altrettanto pericolosi e armati, forse pure di piú, e non hanno alcuna intenzione reale di "pacificare" la Libia. Vogliono solo scannarsi al meglio e avendo i maggiori appoggi economici e militari possibili dagli "infedeli" occidentali, primi tra tutti gli italiani. Non credo che qualcuno, esperto o meno, possa contestare questa sintetica analisi… se non per malafede (come accaduto per Gheddafi). Reitero quindi la mia proposta-appello ai media e a chi legge: i Carabinieri (e altri militari) teniamoli in Italia, non mandiamoli nel "bel suol d’amore" di Tripoli.., rischierebbero inutilmente la pelle (e si sottrarrebbero uomini e mezzi ai già scarsi presidi territoriali in Italia).