Alunni disabili, la Buona Scuola non risolve la carenza di docenti di sostegno

Nemmeno la Buona Scuola approvata dal Governo, ora all’esame delle Camere, risolve il problema della carenza di insegnanti di sostegno: il loro organico di diritto, infatti, continuerà a rimane sottodimensionato, lasciando una scuola su tre con problemi di organico. Secondo il ddl approvato in Consiglio dei Ministri, non si andrà infatti oltre alle immissioni in ruolo previste dalla Legge 128/2013. La cui ultima tranche di 10mila assunzioni, prevista nei prossimi mesi, porterà il numero di docenti specializzati a quota 90mila. Mentre quelli effettivi, indispensabili per garantire il diritto allo studio dei circa 240mila alunni disabili o con problemi di apprendimento, sono non meno di 120mila.

Il problema è che il legislatore, nell’approvare la L. 128/2013, ha preso come riferimento la realtà scolastica di sei anni prima. E non quella aggiornata, utile a rispettare il rapporto uno a due tra docenti e studenti disabili. L’adeguamento, tra l’altro, è stato ribadito dalla sentenza n. 80/2010 della Corte Costituzionale, che ha annullato i commi 413 e 414 dell’art. 2 della Legge 244/2007, in base a cui l’organico dei docenti di sostegno va tarato con l’obiettivo primo di garantire il rapporto uno a due tra docenti specializzati e alunni disabili certificati.

“Non stiamo qui dibattendo su dei freddi numeri – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – ma sulla necessità di garantire il diritto all’istruzione di tutti i bambini e ragazzi, non uno di meno, iscritti nelle nostre scuole. Come sindacato, inoltre, non possiamo accettare che il piano di riforma del Governo debba costringere i docenti di sostegno a dover rimanere sull’insegnamento agli alunni disabili per tutta la loro carriera professionale. Precludere ogni possibilità di passare sull’insegnamento curricolare, come costringere un alunno ad avere sempre lo stesso docente di sostegno per un intero corso di studi, non possono essere delle scelte condivisibili”.

Il sindacato ribadisce, quindi, che è sicuramente più formativo favorire la mobilità dei docenti, anche sulle discipline, piuttosto che creare dei cervellotici paletti per impedirla: “è decisamente meglio assegnare un docente bravo ogni anno ad alunni diversi che uno meno bravo per diversi anni ad un solo alunno”, spiega Pacifico. “E non possiamo essere d’accordo con chi pensa che quando un docente di sostegno si sposta sull’insegnamento curricolare, ricorra solo a una ‘scorciatoia’: quel docente, infatti, rimarrà sempre specializzato, realizzando l’obiettivo della formazione sulle attività di sostegno per tutti i docenti”, sottolinea il presidente Anief.

“Non si può poi parlare di continuità didattica sul sostegno, quando il docente curriculare ha sempre avuto accesso alla mobilità all’interno della provincia. E non a caso, l’organico di sostegno per le superiori è in dotazione su base provinciale e non all’istituzione scolastica. Se vogliamo continuità didattica, assumiamo subito in ruolo i quasi 40mila supplenti chiamati quest’anno fino al 30 giugno. E modifichiamo il ddl di riforma: perché quello sinora prodotto, non solo per il sostegno, non ci darà una scuola migliore. Altrimenti continueremo ad assistere al fenomeno della corsa in tribunale, per vedersi riconosciuto il diritto allo studio e al supporto didattico adeguato”.

Anief ricorda che tutti coloro che dovessero riscontrare realtà di ore negate o non richieste – ma comunque spettanti in base alla normativa vigente e alle indicazioni delle commissioni mediche – possono scrivere a sostegno@anief.net.