Sgomberi e confische di abitazioni

di Roberto Malini

I poveri esistono in tutti i paesi e presso tutti i popoli. Le carte internazionali sui diritti umani e le costituzioni dispongono che nessun cittadino e nessuna famiglia debbano essere costretti a vivere senza un riparo e che gli impedimenti sociali in tal senso debbano essere rimossi a cura delle istituzioni: a questo servono i fondi e le altre risorse sociali. Quando le istituzioni non provvedono, al cittadino, "considerato che è indispensabile che i diritti umani siano protetti da norme giuridiche" non ha altra scelta, come ultima istanza, che ribellarsi alla persecuzione e provvedere in proprio a salvaguardare se stesso e la propria famiglia. Questa è una delle basi della civiltà democratica, sancita anche nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Oltre agli innumerevoli sgomberi senza concessione di alternative abitative, negli ultimi venti/trent’anni abbiamo assistito alla confisca di tante abitazioni di proprietà di cittadini Rom e Sinti e non sempre le motivazioni addotte dalle autorità sono parse giuste e suffragate da prove. Spesso si è motivata così la confisca: "Visto che il proprietario è senza occupazione o svolge attività saltuarie, si presume che i fondi con cui ha acquistato la casa provengano da attività non lecite". A volte (è successo presso Pavia e in altre città), molte famiglie uniscono le risorse per acquistare una casa, intestandola poi a una sola persona, in possesso di residenza. Quindi, personalmente, mi auguro che in futuro si faccia luce su tante confische immobiliari che hanno colpito cittadini Rom e Sinti