E’ di ieri il voto dell’Assemblea nazionale francese con cui è stato approvato un emendamento della riforma sanitaria in cui si avvia una sperimentazione legale delle narcosale. Persone tossicodipendenti potranno accedere a questi presidi sanitari, portando con sè la droga necessaria, e con l’assistenza di professionisti della sanità potranno iniettarsela. L’obiettivo primario è sanitario: evitare le diffuse infezioni tipo Hiv o epatite C che queste persone si beccano con scambio di siringhe e ambienti non salubri in cui abitualmente il tossicodipendente si fa il “buco”; obiettivo secondario: levare queste persone, e il codazzo legato alla delinquenza che vi gira intorno, dalla strada e rendere gli ambienti pubblici meno pericolosi per la cittadinanza.
Le narcosale (così vengono universalmente chiamate mediando una terminologia spagnola; in francese “salles de shoot”) non sono una novità nel continente europeo, nordamericano e australiano: dovunque, la loro sperimentazione sembra abbia ottenuto i risultati previsti che, in un ambito di legislazioni in cui le droghe cosiddette pesanti non sono legali, si limitano -è bene ricordarlo e sottolinearlo- a una riduzione del danno e non servono a curare la dipendenza chimica dei singoli malati… una cura che però in qualche modo allevia i danni da contesto sociale in cui questi malati vivono, contesto vittima e condizionato dall’ambiente delinquenziale a cui questi malati sono costretti a rivolgersi per l’acquisto della specifica sostanza (eroina, generalmente).
In Italia non esistono politiche del genere. A parte le buone intenzioni di alcune amministrazioni locali e regionali, e le altrettante buone iniziative di associazioni di volontariato che informano e scambiano siringhe usate con nuove… a parte queste rarità, il malato di tossicodipendenza è in balia di se stesso, cioè di un mercato controllato e alimentato dalle più organizzate malavite internazionali.
Il voto del Parlamento francese colpisce perchè, i nostri vicini d’Oltralpe, in materia di droghe hanno una legislazione che -rispetto a stupidità legislativa, crudezza normativa, chiusura di prospettive- fa sembrare liberale la nostra legge Fini-Giovanardi (pur “emendata” dalla recente sentenza della Corte Costituzionale). I francesi della Francia di Hollande e Sarkozy e Le Pen e Europe Écologie Les Verts (EELV), maestri di letteratura e di libertà, sulle droghe hanno una visione corta (che la dice lunga…) …. ma oggi con questa legge approvata dall’Assemblea nazionale sembrano riprendersi e rinnovare (pur se solo adeguandosi a iniziative ben sperimentate in materia anche da loro partner comunitari) il loro spirito e la loro iniziativa di riferimento diffuso? Potrebbe, se, dalla sperimentazione sulle narcosale, si prendesse di petto anche la normativa sulle droghe, quantomeno per adeguarla a legislazioni meno repressive come quella portoghese, spagnola, tedesca, etc.
Vedremo.
Per quanto riguarda il nostro Paese, crediamo che meriti seguire con attenzione l’evolversi di questo esperimento, confrontandolo con quelli in corso, per esempio, in Svizzera e Spagna, foss’anche solo per capire se gli obiettivi prefissati siano una chimera o meno. Stiamo sempre e solo parlando di “riduzione del danno”, non cure sanitarie, ma sociali e civiche che, probabilmente, in un contesto sociale che dovrebbe sempre più essere basato sulla libertà e consapevolezza degli individui, è quello che dovrebbe servire alla bisogna. Libertà e consapevolezze che a nostro avviso si devono rafforzare anche e soprattutto in un contesto di minacce e violenze e orrori di fanatismi presupposti religiosi modello Isis.
Nell’immediato, tutti coloro che già in questi anni hanno ritenuto valide le politiche di riduzione del danno e, in qualche modo, si sono fatti portatori di proposte legislative e normative nazionali, regionali e locali, hanno un argomento e un esempio in più per convincere i dubbiosi e addivenire a contesti dove le persone malate non siano condannate e punite per il loro male, per quanto “volontariamente” se lo siano procurato.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc