Il dossier pensioni, dopo la sentenza della Consulta che ha bocciato il blocco della rivalutazione, allo studio del governo. In ballo ci sono 8-10 miliardi di euro. Una cifra che rischia di trasformarsi in un boomerang per i conti pubblici, il cui impatto si cercherà quindi di attenuare. Da oggi tecnici riprenderanno ad analizzare il testo della sentenza della Corte costituzionale, arrivata a ridosso del Primo maggio, per individuare tutte le possibili soluzioni. Una volta dettagliate, a stretto giro sarà fatto il punto tra i ministri del Lavoro, dell’Economia e l’Inps, insieme a Palazzo Chigi. Il nodo è innanzitutto finanziario. E resta poi da vedere se il governo interverrà o meno con un decreto legge. Intanto i sindacati tornano in pressing sulla "urgenza" di modificare la legge Fornero ed aprire un confronto con l’esecutivo, come dice il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo. Mentre l’ex premier Mario Monti difende la norma introdotta con il suo Salva-Italia (una misura necessaria, senza la quale "sarebbe intervenuto il default o sarebbe arrivata la Troika"), l’opposizione con Forza Italia chiede al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, di riferire in Parlamento, per "chiarire – afferma il capogruppo di Fi in commissione Bilancio della Camera, Rocco Palese – come il governo intenda muoversi anche in relazione ai necessari aggiornamenti e correzioni al Def". Il leader della Lega, Matteo Salvini, torna invece ad attaccare pesantemente l’ex ministro Fornero: "In un Paese normale una così sarebbe esiliata in un’isola deserta a pane e acqua". Per quanto riguarda i rimborsi ai pensionati, tra le ipotesi, si potrebbe procedere alla restituzione di quanto dovuto (sara’ l’Inps a ricalcolare gli assegni) a rate in un certo numero di anni, in modo da diluire l’impatto sulle finanze pubbliche. Ma si potrebbe anche rimodulare l’intervento spostando l’asticella del blocco della rivalutazione dall’importo oltre tre volte il minimo (circa 1.500 euro lordi al mese, bocciato dalla Corte costituzionale) a un livello più alto (a esempio oltre cinque-sei volte), in modo da ridurre le somme da ridare. Con il blocco della rivalutazione, negli anni 2012-2013 i risparmi sono ammontati a 8,2 miliardi (circa 3,8 miliardi nel 2012 e 4,4 miliardi nel 2013) che, "spalmati su 5,2 milioni di trattamenti interessati, ha determinato una riduzione media pro-capite di 1.584 euro", afferma l’esperto di welfare e docente di diritto del Lavoro, Giuliano Cazzola. Ma a pesare non sarebbero solo i rimborsi per gli anni in cui il blocco è stato dichiarato incostituzionale (2012 e 2013 appunto), ma anche quelli per i mancati esborsi degli anni successivi, in una sorta di effetto trascinamento. Di qui il conto che potrebbe salire ulteriormente fino a sfiorare i 10 miliardi di euro. La sentenza "va rispettata. Non si puo’ bypassare", dice Barbagallo, tornando a sollecitare un confronto, "non piu’ rinviabile", con il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti ("il ministro della disoccupazione", come lo definisce ironicamente) per cambiare la legge Fornero che "ha fatto cassa sui pensionati e creato problemi sociali". Anche il segretario generale dello Spi-Cgil, Carla Cantone, non ammette rinvii: "Bisogna applicare immediatamente la sentenza. Adesso si faccia un po’ di giustizia". E sulla riforma insiste perchè questa sia finalmente "l’occasione per rivedere radicalmente la legge Fornero". Tema (le modifiche alla riforma Fornero) che il governo, come piu’ volte detto dal ministro Poletti, e’ intenzionato ad affrontare in sede di legge di Stabilita’ con l’obiettivo di introdurre maggiore flessibilita’ in uscita. Obiettivo che per essere centrato necessita di risorse e che, alla luce della sentenza della Consulta ed in assenza di misure di ‘compensazione’ potrebbe pero’ anche essere rallentato.