Confesercenti: Certificata uscita dalla recessione ma la crescita resta una scommessa impegnativa

I dati Istat sul Pil certificano l’uscita dalla recessione ed è decisamente una buona notizia, ma la crescita resta una scommessa impegnativa come dimostra il fatto che per ora nel 2015 la variazione acquisita è un debole 0,2%. Pil positivo, dunque, ma anche Pil lumaca rispetto ai Paesi dell’eurozona, alcuni dei quali registrano performance decisamente migliori. Per Confesercenti siamo sulla buona strada ma occorre accelerare le misure che diano respiro alla domanda interna per rivitalizzare consumi e per ridare forza alla gran parte delle imprese che producono e lavorano per il mercato interno. I dati sull’inflazione – che in Aprile è di nuovo sotto lo zero – e sul commercio sono del resto significativi: tra gennaio ed aprile hanno abbassato la serranda circa 162 attività al giorno, per un totale di 19.550 negozi chiusi. Le nuove aperture sono state invece 8.896, per un saldo finale negativo di 10.654 imprese. Un dato purtroppo sostanzialmente in linea con il saldo del primo quadrimestre dello scorso anno (-10.945 imprese)

“E’ necessario metter mano rapidamente a misure che riducano la pressione fiscale”, commenta Massimo Vivoli, Presidente di Confesercenti, “invertendo tangibilmente la tendenza di questi anni su Iva, Irpef e addizionali. Occorre altresì restituire potere d’acquisto ai redditi medio bassi ed in questo senso sarebbe importante intervenire, sia pur gradualmente sulle pensioni. Da sciogliere ancora il nodo del credito: nonostante gli interventi, i prestiti alle imprese continuano a diminuire. Bisogna agire con più forza per mettere in condizione le Banche ed i Confidi di lavorare meglio e con meno vincoli, o continuerà l’emorragia di imprese, soprattutto quelle senza dipendenti, che in Italia garantiscono quasi 6 milioni di posti di lavoro. Per questo chiediamo la creazione di un Testo Unico del Lavoro Indipendente, che preveda – fra gli interventi più urgenti – tassazione e contribuzione agevolata per i primi tre anni di attività delle nuove imprese, formazione continua per gli imprenditori, tutele del reddito in caso di inattività temporanea o di cessazione di attività per crisi di mercato, e un particolare sostegno dell’imprenditoria giovanile e femminile, necessario per favorire l’avvio di attività in proprio da parte di lavoratori dipendenti espulsi dal mercato del lavoro”.

A livello territoriale, la regione che mostra la diminuzione più accentuata, a livello percentuale, è la Sicilia (-2,6%, -1.238 negozi), mentre il maggior numero assoluto di chiusure è in Campania (-1.337). La desertificazione delle attività commerciali è forte soprattutto nella Provincia, dove le imprese registrate diminuiscono più velocemente (-1,1%) che nei comuni delle città capoluogo (-0,8%).