Diritti umani: un muro della vergogna ‘anti-rom’ a Mouscron in Belgio?

Su richiesta della città di Mouscron in territorio belga, comune nelle vicinanze di Wattrelos (Francia) si vuole costruire un muro alto di più di due metri per separarla dal villaggio confinante di Herseaux. Il muro servirebbe ad isolare una comunità Rom che vive all’interno del villaggio. Si tratterebbe di una costruzione voluta dai cittadini, allarmati per il numero di furti che si verificavano nella città belga, in maniera particolare alle automobili. Secondo il sindaco di Mouscron, Alfred Gadenne, la "barriera" servirebbe a evitare che episodi simili si ripetano. “Non è che una misura di sicurezza”, questa la tesi delle autorità. Il muro, di 25 metri di lunghezza da costruire lungo il confine e alto 2 metri, impedirebbe ai Rom di raggiungere il centro città passando per le proprietà private. La comunità Rom, additata da comportamenti “anti-sociali” dai residenti, vivono da tredici anni in un campo nelle vicinanze di Wattrelos. Una banale scusa, sostiene Giovanni D’AGATA, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che sottolinea il carattere razzista e discriminatorio della piccola muraglia che si intende erigere. La costruzione di barriere fisiche rappresenta una rottura totale con quelli che sono i valori sui quali si fonda l’Unione europea come, appunto, il rispetto della dignità umana e i diritti dell’uomo, compresi quelli delle minoranze. Il muro non va quindi costruito. Atti di violenza e sgomberi di campi avvengono quotidianamente in tutta Europa nell’indifferenza quasi generale, sia della società civile che delle classi politiche. In molti villaggi europei le comunità Rom vivono separate dal resto della popolazione, spesso segregate da muri costruiti dalle autorità apposta per isolarli, mentre l’elenco delle discriminazioni potrebbe essere molto più lungo. Secondo lo European Roma Rights Center, Mouscron non è un caso sui generis. Anche se con intensità diverse gli stessi problemi si ritrovano in Repubblica ceca, Ungheria, Romania, Bulgaria e nei paesi dell’ex Jugoslavia. Lì dove, vale a dire, la componente rom è particolarmente forte. In alcuni casi sono sorti muri (come a Baia Mare in Romania o Usti nad Labem in Repubblica ceca), in altri è stata tagliata l’erogazione gratuita di acqua comunale (a Ozd, Ungheria), in altri ancora (è il caso della Repubblica ceca) ci sono grossi problemi a livello scolastico, con i bambini rom che vengono mandati a studiare in classi per alunni con problemi mentali. Anche in Italia anche se il muro in realtà è una cancellata era stata costruita 350 metri di barriera per impedire ai nomadi di entrare in un’area usata da anni come accampamento anche se abusivo. Uno dei primi sbarramenti del genere in Italia, costruito non in un comune a guida leghista, ma a Sesto San Giovanni, l’ex Stalingrado di Italia. Proprio per tali ragioni, poiché si sta pericolosamente affermando l’idea che questi atti di violenza rientrino nella normalità, vale la pena ricordare che i valori sui quali si fonda l’Unione europea sono il rispetto della dignità umana e i diritti dell’uomo, compresi quelli delle minoranze.