
Turisti che vengono indirizzati in questo o quell’altro ristorante dopo i consigli dell’albergo in cui alloggiano. Turisti (soprattutto comitive) che vanno a fare acquisti in quello o quell’altro negozio perchè lì portati dalla loro guida o perchè indirizzati da volantini e bigliettini lasciati sui banconi delle accettazioni degli alberghi. Storie di vita ordinaria a cui assistiamo quando noi stessi facciamo i turisti o perchè viviamo nelle cosiddette città d’arte e non si possono non notare le lunghe file di turisti di fronte a questo o quell’altro esercizio commerciale.
Niente di strano -per noi- che ci possa essere un business anche su questi consigli: è una forma di pubblicita’ che non può non avere un costo per chi ne fruisce. La pubblicità è l’anima del business, e quindi anche del commercio. Non altrettanta convinzione per questo business sembra che ci sia da parte dei responsabili delle associazioni di categoria (Federalberghi e Fipe-Pubblici esercizi, fiorentine nella fattispecie) che oggi, sul principale quotidiano cittadino fanno mostra di moralismo economico “attaccando e non-attaccando” le diffuse abitudini dei loro associati-assistiti in merito. Disappunto comprensibile se fosse perchè abitualmente il business viene svolto “in nero”, ma pura ipocrisia se lo si attacca -come fanno loro- in virtù di una sorta di onorato codice di condotta che non sarebbe rispettato. “Pretendono soldi se ci mandano clienti”, lamentano disincantati e stupefatti alla Fipe. “Il consiglio è un nostro servizio, altrimenti è un danno agli hotel” dicono gli altrettanti disincantati della Federalberghi. Le guide turistiche non sono state intervistate. Noi restiamo basiti di fronte a questa ipocrisia. I difensori di queste categorie, invece di paventare provvedimenti per chi non fa le dovute fatture, con tanto di Iva e successiva iscrizione a bilancio, si trincerano dietro un presunto codice morale di condotta; codice esistente solo nelle loro teste. Non vorremmo che dietro questa ipocrisia si nascondesse una sorta di difesa dello stato dei fatti. Introiti (anche sotto forma di “scambio di favori”) evasi dall’abituale percorso legale degli stessi, forse possono far comodo nell’immediato. Ma sono comodità e immediatezza che fanno parte di una cultura e di una concezione predatoria della cittadinanza, i cui risvolti su tutta la nostra comunità sono sotto gli occhi di tutti, nello sfascio istituzionale ed economico che viviamo sulla nostra pelle. Anche a partire da situazioni apparentemente piccole come questa. Se vogliamo venirne fuori, è facile: non ci vogliono leggi particolari, bastano quelle che ci sono. Basta volerlo.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc