Riforma sotto attacco: sciopero degli scrutini riuscito e ancora denunce a Bruxelles

Lo sciopero degli scrutini contro la riforma della scuola sta andando oltre le migliori aspettative: in attesa dei dati ufficiali, che giungeranno solo a protesta conclusa, le informazioni che arrivano dagli istituti indicano una adesione massiccia alla protesta, in particolare negli istituti secondari di secondo grado. Lo sciopero ‘intelligente’ dei docenti, con una o due adesioni a scrutinio, ha permesso il rinvio quasi totale delle valutazione di fine anno scolastico in Emilia Romagna, nel Lazio, nella Lombardia ed in Molise. Tra oggi e domani tocca a Puglia, Sicilia e Trentino, dove il boicottaggio degli scrutini sta riscuotendo consensi davvero consistenti. Ricordiamo che le date sono indicative, perché lo sciopero per essere valido deve essere svolto nei primi due giorni di indizione degli scrutini, escludendo sempre le classi terminali.

In base a quanto risulta al sindacato, i dirigenti scolastici hanno deciso di posticipare gli scrutini al sabato (evitando di riconvocarli illegittimamente di domenica e quindi non esponendosi a denunce). In diversi casi, lo slittamento è stato portato ai primi due giorni della prossima settimana, considerando che mercoledì 17 giugno prenderanno il via gli esami di maturità.

“Stiamo assistendo all’ennesima risposta importante del personale della scuola contro questa riforma che piace solo a chi l’ha ideata – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal – : dal Governo ci aspettiamo oggi più che mai un passo indietro. E l’approvazione di un decreto legge che dia finalmente il via libera all’assunzione su tutti i posti vacanti, come l’Europa ha indicato di fare da oltre tre lustri con la direttiva 70 del 1999”.

Su questo punto, sempre in attesa dell’udienza della Corte Costituzionale, che il prossimo 23 giugno deciderà sulla legittimità delle norme italiane sul precariato scolastico, la riforma della scuola Renzi-Giannini si conferma lontana dalle indicazioni di Bruxelles. Dove alla Commissione europea continuano a giungere, dopo quelle presentate dall’Anief a partire dal 2010 fino al maggio scorso, circostanziate denunce, con richieste di messa in mora, per attivare con urgenza ricorsi contro lo Stato italiano, a causa della mancata stabilizzazione di decine e decine di migliaia di precari, della scuola e di tutta la pubblica amministrazione, assunti e licenziati come se nulla fosse malgrado ricoprissero un posto vacante da oltre 36 mesi. Una vera vergogna, su cui la curia di Lussemburgo si è già espressa, che il disegno di legge in discussione in Parlamento rischia di acuire.

Sullo stesso tema, lo stesso organismo della capitale europea continua a ricevere numerose interrogazioni parlamentari: l’ultima, in ordine di tempo, è quella presentata dall’on. Eleonora Forenza (europarlamentare L’ Altra Europa con Tsipras GUE NGL) che ha chiesto alla Commissione Ue di verificare se il ddl 1934 ‘La Buona Scuola’ “del Governo Italiano non sia palesemente in contrasto con la citata direttiva n. 1999/70/CE e con la sentenza della Corte di Giustizia Europea del 26/11/2014” e “di assumere ogni iniziativa urgente tesa ad impedire che il Governo italiano insista su una proposta di legge in palese contrasto con le direttive e le sentenze della Giustizia europea”.