Il "no" al piano dei creditori ha trionfato al referendum greco con il 61,31% dei voti contro il 38,69% dei "si". Sono i dati finali, diffusi dal ministero dell’Interno greco al termine dello spoglio delle schede. Un vero e proprio terremoto che, a sorpresa, ha comportato anche le dimissioni del controverso ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, che su twitter ha annunciato: "Subito dopo l’annuncio dei risultati del referendum sono stato messo al corrente di una certa preferenza da alcuni partecipanti dell’Eurogruppo e ‘partner’ vari per una mia… ‘ assenza’ dalle loro riunioni. Una ragione che il primo ministro ha giudicato potenzialmente utile per lui trovare un accordo. Per questo lascio oggi il Ministero delle Finanze". Intanto in Italia l’obiettivo è quello di evitare la "grexit," un "territorio ignoto" dagli esiti imprevedibili per dirla come il presidente della Bce Mario Draghi, e spingere per un ritorno al tavolo del negoziato che non guardi solo alla dimensione finanziaria ma anche a quella sociale della crisi greca. Matteo Renzi, rientrato in serata a Roma per seguire in diretta il referendum greco, ragiona così con i suoi interlocutori sulla linea che l’Italia seguirà in un’ Europa scossa dal No dei greci al programma dei creditori. E, in questo quadro, chiede che si esca dal format a due tra Francia e Germania per coinvolgere tutte le istituzioni e i leader europei. Linea che sembra aver trovato riscontro nel summit convocato per martedì. Già ieri sera, subito dopo che è stato chiaro che Tsipras aveva vinto il suo "azzardo", come l’aveva definito il premier italiano, sono partiti da Palazzo Chigi contatti e telefonate sia con le cancellerie europee sia con i vertici delle istituzioni italiane. La tensione in Ue è altissima e la via di uscita tutt’ altro scontata.