Nell’ambito delle proprie attività istituzionali l’Eurispes sta conducendo un’indagine sulla contraffazione dei prodotti e sul contrasto al fenomeno attraverso l’utilizzo dei sistemi di tracciabilità. In particolare, il sistema di tracciabilità del farmaco adottato in Italia rappresenta un importante punto di riferimento nel panorama sanitario e normativo internazionale. Esso consente un monitoraggio puntuale della spesa pubblica in questo settore contrastando quindi le possibili truffe e offrendo strumenti di controllo e calmieramento dei costi. Ma soprattutto il sistema pone un freno ai fenomeni della contraffazione dei medicinali, del riciclaggio di farmaci rubati e delle truffe al sistema Sanitario, a quello fiscale e assicurativo che producono costi sociali elevatissimi e minano la salute dei cittadini. Insomma una filiera trasparente del prodotto che ne registra e monitora i passaggi dalla produzione alla distribuzione fino al consumo. Con un plus che è rappresentato dall’eliminazione delle informazioni dal prodotto e la raccolta su cloud informatizzati, banche dati attraverso cui è possibile incrociare le indicazioni raccolte.
Basti pensare a quali numeri muove il mercato dei farmaci. Solo nei primi 9 mesi del 2014 la spesa farmaceutica nazionale totale (distribuzione attraverso le farmacie e SSN) è stata pari a 19,9 miliardi di euro, il 75,6% dei quali rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale. Sono state acquistate 23 confezioni di medicinali a testa (per un totale di 1.398 milioni di confezioni), mentre la spesa per i ticket è cresciuta del 4,4% rispetto al 2013, arrivando a quota 1.121 milioni di euro (Fonte: OsMed – AIFA). Al primo posto tra i farmaci più utilizzati, quelli per il sistema cardiovascolare sia in termini di spesa (42,4 euro pro capite) sia in termini di dosi medie prescritte (469,2 dosi ogni 1.000 abitanti al giorno). Sul versante della spesa sanitaria pubblica i farmaci antineoplastici ed immunomodulatori rappresentano la prima categoria con quasi 3 miliardi di euro (48,7 euro pro capite).
Questo percorso virtuoso si è però inceppato quando è incappato nelle maglie della nostra burocrazia. È dello scorso aprile infatti la notizia del grave blocco di 70 milioni di farmaci causato da bollini difettosi che ha fatto paventare la mancata erogazione di medicinali per milioni di malati, soprattutto con riguardo a quanti colpiti da patologie come quelle oncologiche o pazienti che assumono farmaci salvavita.
Può della colla bloccare il sistema di erogazione dei farmaci? Ancora una volta un caso “tutto italiano” dove la burocrazia rischia di minare un percorso di eccellenza come quello della tracciabilità dei medicinali tramite i bollini farmaceutici. I bollini sono uno strumento di «garanzia dell’autenticità dei medicinali, contengono le informazioni essenziali per l’identificazione di un medicinale e l’individuazione di ciascuna singola confezione».
È preoccupante pensare che una partita di carta difettosa possa bloccare un sistema di dati centralizzato, altamente informatizzato e, fino ad oggi, efficiente. Ma lo è ancora di più sapere che l’incidente si sarebbe potuto evitare se il Poligrafico non avesse avocato al suo interno la totalità della produzione annua: circa 2,3 miliardi di bollini farmaceutici. Fino ad inizio 2015 infatti la produzione era “scorporata” con l’utilizzo di aziende esterne e attraverso appalti di gara. Poi la decisione di “stampare in proprio” contro ogni ragionevole visione di un mercato che coinvolge milioni di utenti. Inoltre, è chiaramente sorta la necessità di rivedere la dotazione tecnica del Poligrafico con l’acquisto di nuovi macchinari.
Come sottolineato in numerose interrogazioni presentate dai diversi schieramenti politici la produzione autarchica dei bollini può rappresentare un aggravio per le casse dello Stato in virtù dell’acquisto di macchinari il cui costo non potrebbe essere ammortizzato in un periodo medio-lungo per via della imminente modernizzazione del sistema di rendicontazione e controllo della spesa sanitaria.
Ma neanche le rassicurazioni arrivate dai Ministeri competenti sul riassorbimento dei ritardi in tempi brevi sono state del tutto soddisfacenti poiché ancora non è chiaro quali siano le effettive conseguenze per le aziende farmaceutiche, l’approvvigionamento delle farmacie e i tempi di adeguamento degli impianti per permettere all’Istituto Poligrafico di non incorrere più in questo tipo di ritardi.
Per contro, quindi, il ripetersi di un’emergenza nel processo di stampa delle etichette potrebbe generare fenomeni di “crisi da farmaco”, un vero è proprio blackout, che lascerebbe vuoti gli scaffali delle farmacie e incomplete le forniture degli ospedali. Questo anche in considerazione del fatto che la stampa dovrebbe essere concentrata in un unico sito (quello di Foggia) adibito alla produzione dei bollini. Ma soprattutto la domanda di medicine si sposterebbe su un canale alternativo e di facile accessibilità come quello online, dove il rischio di frode e contraffazione dei prodotti medicali aumenta esponenzialmente poiché non vi sono ad oggi strumenti che ne regolino in maniera stringente la vendita.
Un’arma a doppio taglio, insomma. Mentre si vuole porre rimedio alla contraffazione, un semplice imprevisto di produzione, potrebbe rappresentarne il volano.
Ancora di più sembra paradossale che, proprio mentre il Governo spinge per imboccare la via della liberalizzazione dei servizi, il Ministero dell’Economia e delle Finanze – che ricordiamo controlla il Poligrafico dello Stato – attui in questo modo meccanismi di accentramento e pratiche di monopolio del mercato. E tutto ciò mentre l’esecutivo si dice impegnato nella razionalizzazione e nel contenimento della spesa pubblica.
Ad oggi, in ogni caso, non è possibile capire se l’emergenza sia effettivamente rientrata. L’Eurispes si è impegnato in questo senso, chiedendo ufficialmente al Poligrafico di poter acquisire i dati che certifichino la messa in produzione dei nuovi macchinari e la copertura delle partite di bollini fallati. Siamo ancora in attesa di risposta.
Per tutti questi motivi l’Eurispes invita il Governo e i Ministeri competenti a riflettere seriamente e a valutare di riprendere la via del ricorso all’outsourcing considerando che il mercato è particolarmente ristretto e competitivo e le aziende che vi operano, se i timori sono quelli di possibili contraffazioni, sono facilmente controllabili e in più garantirebbero un prezzo minore per il processo di etichettatura. Resta infatti da chiarire per quale motivo, se le imprese esterne che si sono aggiudicate l’ultima gara hanno fatto offerte comprese tra i 13,6 euro e i 9 euro per un rotolo di 1.000 bollini, la stessa produzione del Poligrafico viene venduta alle imprese farmaceutiche a 26 euro.
Un costo che inevitabilmente finiscono per pagare i malati e le famiglie.