
Sembra avere i giorni contati il Piano dell’Offerta Formativo, formulato sulla base delle indicazioni e delle necessità dei collegi dei docenti, da 15 anni espressione massima dell’autonomia scolastica: al suo posto, il Miur sta predisponendo, attraverso una imminente Circolare nazionale indirizzata a tutte le scuole d’Italia, un nuovo POF triennale standardizzato, da votare entro ottobre 2015 e con efficacia dal 2016/17.
Il nuovo Pof, scrive Italia Oggi, “avrà uno schema nazionale che tutte le scuole dovranno utilizzare per rendere nota la propria programmazione”. Dal Miur stanno predisponendo “un’architettura unica, che eviterà voli pindarici”, al fine di predisporre “una programmazione il più possibile omogenea, almeno nella fattura”, per garantire, “spiegano da Viale Trastevere, la piena trasparenza e pubblicità dell’offerta didattica”.
Quindi, per uniformare i Piani dell’offerta formativa, si perderà una bella fetta di autonomia decisionale delle singole scuole. Ma non è tutto. Perché, continua il quotidiano economico, “al di là dello schema, una delle novità di maggior impatto riguarderà i fabbisogni formativi in base al quale sarà assegnato l’organico potenziato: dovranno essere indicati dalla scuola per area disciplinare e non per singola materia”.
“Si tratta di un modello flessibile che – commenta la rivista ‘Orizzonte Scuola’ – potrà essere adattato alle esigenze delle singole scuole, ma che renderà standardizzate le sezioni in modo da facilitare la comparazione tra le istituzioni scolastiche. Addio, quindi, ai POF fai da te, che in questi anni hanno caratterizzato il panorama delle offerte formative delle scuole”.
Per il sindacato, se tutto ciò verrà confermato, si tratterebbe di un’ulteriore spallata da parte dell’amministrazione ai poteri collegiali. Non bastava, evidentemente, che il Collegio dei docenti perdesse molte funzioni, tutte dirottate nelle mani dei dirigenti scolastici. Il quale avrà l’ultima parola, sulla scelta del personale a cui distribuire i premi annuali e sui suoi collaboratori, oltre che sulla scelta, dagli albi territoriali non graduati, dei dipendenti a lui più “congeniali. E non importa se non saranno specializzati o abilitati nella materia. Ora si vuole anche standardizzare il Pof, collocandolo dentro dei paletti ben fissati direttamente dal Miur. In modo da spianare la strada, proprio al lavoro sempre più autoreferenziale dei presidi.
“Ma di cosa stiamo parlando?”, dice Marcello Pacifico, presidente Anief, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal: “perché fino a prova contraria gli unici riferimenti cui devono sottostare le scuole, con i loro organi collegiali, sono e rimangono quelli di legge. I Collegi dei docenti non possono essere ingabbiati dentro dei parametri definiti dall’alto: spetta a loro, come anche stabilito dalla riforma approvata un mese fa, deliberare le mansioni e le specifiche tipologie di professionalità da annettere alla loro scuola”.
“Spetta ancora ai Collegi dei docenti – continua il sindacalista Anief – indicare se impostare l’attività didattica con i moduli, con il tempo pieno o prolungato. Come indicare il fabbisogno di personale Ata, passaggio anche questo previsto dalla Legge 107/15, stiamo parlando del comma 14, nel quale si prevede che nel nuovo Piano triennale dell’offerta formativa sia anche indicato lo specifico “fabbisogno relativo ai posti del personale amministrativo, tecnico e ausiliario”.
“E siccome una Circolare ministeriale non può sovvertire o scavalcare delle indicazioni legislative, chiaramente prevalenti, ci troveremmo di fronte ad un atto giuridico impraticabile. Con tutte le conseguenze legali che merita. Perché una sua ipotetica adozione avrebbe conseguenze negative – conclude Pacifico – sia per il personale, sia per la didattica e gli alunni”.