L’Unicef, in un rapporto pubblicato oggi, ci fa sapere che piu’ di 13 milioni di bambini sono privati della scuola quest’anno grazie alle guerre che imperversano in diversi Paesi del Medio Oriente. “L’impatto distruttivo dei conflitti ha un riflesso sui bambini in tutta la regione”, dice il rapporto del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia. Nello specifico siriano, con quasi 12 milioni di persone che sono fuggite dalle loro abitazioni, quattro milioni di esse hanno cercato rifugio all’estero, e sono numerosissimi i bambini che vediamo in questi giorni nei nostri Paesi europei mentre cercano ospitalita’, come non ha potuto fare il bimbo trovato morto su una spiaggia in Turchia e che oggi e’ sulle pagine dei media di tutto il mondo.
Nei prossimi giorni aprono le scuole nel nostro Paese. Non dobbiamo dire nulla ai nostri figli (soprattutto delle scuole elementari) che varcheranno i portoni degli edifici? Non dobbiamo dire nulla sulla loro condizione di privilegiati e fortunati rispetto a questi altri bambini? E’ probabile che molti bambini in qualche modo siano a conoscenza di questo dramma in corso: la ricerca di un cartone o di un telefilm comporta anche di “incontrarsi” con qualche immagine di un tg in merito, o l’ascolto distratto di un programma visto dai “grandi” o i titoli di un giornale in famiglia. O qualche genitore che ne ha parlato con loro. Ma tutto questo e’ sufficiente? Non sarebbe meglio passare dalla casualita’ ad una informazione specifica per loro, nel luogo deputato all’apprendimento delle informazioni, la scuola? E’ questo un compito specifico della stessa scuola dell’obbligo? Certo, è difficile. Anche perche’ in materia giocherebbero un ruolo non secondario le diverse opinioni in materia: accoglienza come, quanto, quando e perche’? Una difficolta’ che non dovrebbe dar spazio alla prevalenza di questa o quell’altra opinione, ma essere superata con l’informazione su come oggi si e’ bambini nel mondo e nella scuola, far sentire i bambini parte di una comunità mondiale (e molto vicina nella fattispecie) che e’ gia’ tale in economia, in culture e scambi delle stesse, giochi, passioni; una comunita’ dove 13 milioni di bambini, grazie alla violenza delle decisioni dei grandi che fanno le guerre, sono privati dei loro diritti.
Una proposta e una riflessone che giriamo al ministero dell’Istruzione, nonche’ a tutti i singoli istituti e insegnanti.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc