“La ripresa dei consumi, seppure modesta, è un dato di fatto. Ma ormai l’Italia del commercio, quella che vive di mercato interno e che spera in una ripresa più decisa, viaggia a due velocità. Le piccole superfici, infatti, continuano a perdere terreno sul fronte delle vendite e la forbice con le grandi si allarga sempre di più. Nei primi otto mesi dell’anno, rispetto al 2014, la GDO ha recuperato quasi 2 miliardi di euro di vendite, mentre la distribuzione tradizionale ha perso altri 200 milioni”.
Così il Presidente di Confesercenti Massimo Vivoli sui dati relativi alle vendite al dettaglio diffuse dall’Istat.
“Da un lato c’è la GDO, che ha agganciato la ripresa dei consumi; dall’altro i negozi, che purtroppo continuano ancora ad arrancare. Ad agosto le imprese del commercio con meno di 5 addetti registrano ancora risultati negativi, con un calo delle vendite sull’anno intorno al 2%. E non poteva che essere così: il gap tra GDO e negozi è infatti il frutto di una politica economica che, negli ultimi anni, ha favorito soprattutto le grandi imprese. A partire dalla liberalizzazione degli orari, che ha permesso alla grande distribuzione di erodere quote sempre maggiori di mercato alla distribuzione tradizionale. Un ‘trasferimento’ che abbiamo più volte denunciato e che, con la ripartenza dei consumi, appare sempre più grave. Anche i provvedimenti adottati in materia di lavoro e in materia fiscale dall’ultima legge di stabilità premiano principalmente le imprese più strutturate. C’è bisogno di un cambio di passo: serve urgentemente maggiore sostegno alle imprese, soprattutto a quelle che svolgono attività di vicinato. Negozi e botteghe continuano a chiudere: nei primi otto mesi di quest’anno ne sono spariti oltre 6mila. Per questo proporremo un “Pacchetto Commercio”, da inserire nella manovra, per contrastare la desertificazione di locali commerciali e pubblici esercizi che continua ad avanzare nelle nostre città. La rivitalizzazione del commercio nelle città va sostenuta prevedendo per i negozi che apriranno nelle zone degradate una fiscalità premiale”.