Tutto muove da una verifica fiscale disposta dal Comando Provinciale della Guardia di finanza di Rovigo ed effettuata, nel 2013, dagli uomini del Nucleo Polizia Tributaria, nei confronti di una nota casa di cura rodigina, operante in convenzione con la ULSS 18 di Rovigo e specializzata nella cura di disabili affetti da gravi patologie. Gli accertamenti portavano alla constatazione di ricavi non dichiarati e di costi indebitamente dedotti (gran parte dei quali derivanti da un’intermediazione illecita di manodopera) per circa 7 milioni di euro ed alla segnalazione alla locale Procura della Repubblica dei responsabili. Gli ulteriori sviluppi di polizia economico-finanziaria incentrati sulla verifica del corretto impiego delle risorse pubbliche facevano emergere come la casa di cura avesse impiegato, nell’ultimo decennio, medici specialisti, infermieri ed operatori sociosanitari in misura inferiore rispetto a quanto stabilito dalla normativa regionale di riferimento, ovvero in mansioni diverse (es. pulizia, segretariato), percependo comunque gli ingenti rimborsi a danno del Sistema Sanitario Nazionale. Il mancato rispetto dei requisiti e degli standard previsti hanno così garantito alla casa di cura da un lato un notevole risparmio sul costo del personale a scapito del servizio reso, dall’altro di destinare i fondi ad altre finalità. Le risultanze investigative hanno inoltre consentito di rilevare l’ingiustificata inerzia da parte di alcuni ex dirigenti della ULSS 18, responsabili dei controlli nei confronti della struttura i quali, seppur a conoscenza delle carenze di personale, non avevano adottato le procedure necessarie alla contestazione delle inadempienze contrattuali, ai fini della messa in mora per il successivo ristoro delle casse erariali. In merito ai fatti penalmente rilevanti per l’ipotesi di truffa aggravata ai danni dello Stato, il GIP del Tribunale di Rovigo ha disposto lo scorso settembre un sequestro preventivo “per equivalente” di 4,5 milioni di euro tuttora in essere, su di un prestigioso immobile romano di proprietà di una società riconducibile al legale rappresentante dell’istituto sanitario. Gli ulteriori accertamenti istruttori hanno condotto le fiamme gialle rodigine a segnalare alla Procura Regionale della Corte dei Conti del Veneto un danno erariale per oltre 9 milioni di euro generato dalle condotte illecite poste in essere dal legale rappresentante dell’Istituto e dai due ex dirigenti ULSS.