Domani il popolo della scuola torna a scioperare e a manifestare a Roma contro le politiche del Governo sulla scuola pubblica: lo sciopero è stato proclamato da Anief, Cobas, Unicobas e altri sindacati per rinnovare la mobilitazione contro la Legge di Stabilità 2016 già approvata dal Consiglio dei Ministri e la legge di riforma della scuola approvata a luglio, che ha aggravato, anziché risolvere, i problemi della scuola. Perché sulla precarietà, la Legge 107/2015 introduce supplenti di serie A e B e lascia comunque oltre 70mila precari abilitati nelle GaE e 100mila nelle graduatorie d’istituto senza lasciare loro alcuna prospettiva: mette in conflitto il personale docente rispetto agli Ata; dimentica che nei nostri istituti operano 250mila impiegati amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici; non risolve il problema del merito, lasciando ampia discrezionalità ai presidi nella scelta dei pochi lavoratori a cui assegnare gli aumenti; non fa decollare l’alternanza scuola-lavoro, la cui trascuratezza ha regalato all’Italia il record di Neet.
“Per questo sciopereremo tutti insieme – spiega il presidente Anief, Marcello Pacifico – con una manifestazione prima davanti al Ministero dell’Istruzione, alle ore 10.00, poi si replicherà davanti al Parlamento, due ore dopo. Si è scelto questo doppio passaggio, perché dalle ore 14.00 prenderà il via al Senato l’esame degli emendamenti alla Legge di Stabilità: soltanto con alcune modifiche emendative alla Legge di Stabilità si potrà veramente porre un argine ai danni della riforma e dei tagli, anche a famiglie e studenti. Ragion per cui anche loro, domani, manifesteranno con il sindacato a Roma”.
L’organizzazione sindacale nell’occasione vuole ricordare al premier Renzi, così veloce nello scrivere ai docenti destinatari della proposta di immissione in ruolo della Fase C del piano di riforma, che le assunzioni giunte con la Buona Scuola, comunque poco più della la metà di quelle inizialmente annunciate, sono frutto della battaglia avviata nel 2010 dall’Anief e da altri sindacati presso la Commissione Europea: è da quella battaglia che sono nate, successivamente, le sentenze della curia europea che obbligano i vari governi Ue ad assumere il personale che ha svolto oltre 36 mesi di servizio su posti vacanti.
“Cercare di minimizzare quelle indicazioni della Corte di Giustizia di Lussemburgo – continua Pacifico – , come ha fatto in queste ore il presidente del Consiglio prendendo le distanze dalle quelle sentenze, significa tra l’altro smentire anche se stesso: è stato o non è stato sempre il premier Renzi, il 3 settembre 2014, in occasione della presentazione della prima bozza della Buona Scuola?”.
In quell’occasione, era il 3 settembre 2014, la riforma della scuola sembrava tenere un’alta considerazione dei pareri espressi dai giudici super partes dell’Unione europea, chiamati ad esprimersi sulla procedura per abuso di precariato, poi confluita nella sentenza di condanna della Corte di Giustizia europea (pag. 36/136), a causa dell’infrazione sistematica della “direttiva 1999/70/CE, relativa al lavoro a tempo determinato, che è finita davanti al giudice comunitario”. Anche il titolo di quel capitolo, scritto poco più di un anno fa, era più che esplicativo: l’Italia in questo modo vuole inviare “un segnale forte per l’Europa, se anche la corte di giustizia si interessa dei docenti italiani”.
“Ignorare oggi quanto ammesso dallo stesso Esecutivo due estati fa – dice ancora Pacifico – non è corretto, né logico. Anche perché, nel frattempo, siamo sempre in attesa del parere del parere della Corte Costituzionale, spostato al prossimo mese di maggio. Nel frattempo, la stessa Legge di riforma 107/2015 ha previsto, al comma 132, l’istituzione di un fondo per i pagamenti in esecuzione di provvedimenti giurisdizionali aventi per oggetto proprio il risarcimento dei danni conseguenti alla reiterazione di contratti a termine nella scuola. Peccato che i 10 milioni di euro previsti bastino solo a rifondere il danno dei primi 500 precari che hanno fatto ricorso con l’Anief”.
“La Buona Scuola – dice sempre il presidente del giovane sindacato – non ha poi affatto risolto il problema della supplentite, visto che rimarranno a stagnare nelle graduatorie d’Istituto una miriade di precari abilitati. Per non parlare dei 30mila delle GaE solo della scuola dell’infanzia e di altrettanti di altre classi di concorso. Il tutto, sempre dopo che i governi precedenti hanno tagliato qualcosa come 200mila posti. E che dire degli 8 euro di aumento previsti dalla Legge di Stabilità 2016, con quella precedente che ha anche cancellato le supplenze per il primo giorno di assenza dei docenti e della prima settimana del personale Ata? La misura è proprio colma. L’ora della tolleranza è finita”.