Per il secondo anno consecutivo diminuiscono le persone “gravemente deprivate”. Lo afferma l’Istat, secondo cui si passa dal 12,3% del 2013 all’11,6% del 2014, il minimo dal 2011. Diminuiscono le persone che non possono permettersi un pasto proteico ogni due giorni (dal 13,9% al 12,6%), una settimana di ferie (dal 51,0% al 49,5%) o una spesa imprevista di 800 euro. Ma nel 2014, oltre una persona su quattro in Italia è comunque a rischio povertà.
Le persone a cosiddetto rischio di esclusione sociale nel 2014, sono il 28,3% della popolazione, secondo la stima dell’Istat: un dato stabile rispetto al 2013. In particolare il 19,4% è a rischio povertà, l’11,6% vive in famiglie gravemente deprivate e il 12,1% in famiglie a bassa intensità lavorativa.
Il rischio di povertà o esclusione sociale migliora leggermente anche nel Mezzogiorno: l’Istat stima che siano a rischio il 46,4% delle persone nel 2014, mentre nel 2013 erano il 48%. Resta profonda la distanza dal Nord Italia, dove la quota cala al 17,3% della popolazione, e dal Centro (22,8%). Inoltre il reddito mediano al Sud si attesta a un livello del 17% inferiore rispetto al dato nazionale, 20.188 euro l’anno (circa 1.682 euro al mese).
Una famiglia su due in Italia percepisce un reddito netto non superiore a 2.026 euro nel 2013: l’Istat rileva infatti un reddito mediano di 24.310 euro l’anno. Il reddito mediano più alto è al Nord (27.089 euro), mentre al Sud il livello è pari al 75% di quello settentrionale e al Centro e’ pari al 95%. Risultano più ricche le famiglie con redditi principali da lavoro dipendente (29.527 euro) rispetto a quelle con reddito da lavoro autonomo (28.460 euro) o con pensioni o altri trasferimenti pubblici (19.441 euro).