A giudicare dall’emendamento del Governo alla legge di stabilità che dovrebbe introdurre un “Fondo si solidarietà” (non si tratta di una definizione giornalistica, ma proprio il nome inserito dal Governo nell’emendamento) si annuncia l’ennesimo “papocchio” pensato per tutelare dei risparmiatori, ma fatto così male che, nel migliore dei casi, non servirà alla bisogna e nel peggiore dei casi aggiungerà al danno la beffa.
L’emendamento prevede un fondo fino ad un massimo di 100 milioni di euro proveniente dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. E’ positivo che questo fondo non sia alimentato con soldi pubblici, mentre è negativo che la capienza sia chiaramente insufficiente rispetto al danno creato.
Ma il problema principale è l’assoluta incertezza su tutto il funzionamento della cosa.
L’emendamento del Governo è tutto un fiorire di verbi coniugati al condizionale e rimandi a successivi provvedimenti governativi.
Non si conosce ancora, piccolo particolare, come si potrà accedere al risarcimento attraverso questo fondo. Il comma 491-quater dice: “Con uno o più decreti del Ministero dell’Economia e delle Finanze, di concerto con il Ministro della Giustizia, sono disciplinati le modalità di gestione del fondo, ivi incluse le modalità e i tempi per la presentazione delle istanze di erogazione delle prestazioni, i criteri di quantificazione delle prestazioni, nonché le procedure da esperire, che possono essere in tutto o in parte anche di natura arbitrale”. In altre parole: non si sa niente di niente! Solo che dovrebbe esistere questo fondo il quale fino a quando il Ministero dell’Economia non avrà emanato uno o più decreti (senza che vi siano termini precisi) non potrà fare assolutamente niente.
La cosa più paradossale è questo richiamo all’arbitrato come ipotesi per poter accedere al fondo. Non si è scelta, quindi, la via spagnola dei Tribunali Arbitrali, che ha condotto all’esame di circa 430 mila ricorsi per risarcimento complessivo di circa 4 miliardi di euro (ricorsi accolti circa nel 60% dei casi), bensì un papocchio all’italiana i cui contorni sono ancora tutti da definire.
Ricordiamo che non è la prima volta che i governi in carica propongono fondi che dovrebbero risarcire i risparmiatori coinvolti in casi di “risparmio tradito” e che mai hanno visto la luce a causa del fatto che gli stessi governi, poi, si sono dimenticati di emanare i provvedimenti attuativi. Nel 2005, a seguito degli scandali delle obbligazioni Argentina, Parlmalat, Cirio, ecc. l’allora governo Berlusconi nella legge finanziaria istituì un fondo che avrebbe dovuto essere alimentato con i conti dormienti. Sempre nel 2005 la legge 262/2005 sul risparmio prevedeva un fondo per l’indennizzo dei risparmiatori danneggiati da intermediari scorretti. Questo fondo è stato poi creato presso la Consob con l’art. 8 del Decreto Legislativo n. 179/2007 ma non è mai stato finanziato.
Chi ci dice che questo ennesimo fondo non faccia la fine dei due precedenti?
Allo stato attuale sono troppe le questioni ancora non definite per poter prendere una posizione netta circa questo meccanismo. Potremo farlo quando e se tutti i provvedimenti attuativi saranno emanati. Al momento, però, possiamo dire che sia i precedenti che il modo con il quale questo emendamento è stato scritto ci fanno ritenere molto probabile che sarà l’ennesimo papocchio all’italiana. Naturalmente, auspichiamo di essere smentiti.
Alessandro Pedone, responsabile Aduc Tutela del Risparmio