Pensioni, pubblicata la circolare Miur: domande da presentare on line fino al 22 gennaio

Il Ministero dell’istruzione ha emanato la nota 40816 del 21 dicembre 2015, attraverso la quale ha ufficializzato le indicazioni operative concernenti le disposizioni per le cessazioni dal servizio del personale scolastico, docenti e Ata, con effetto 1° settembre 2016. Le domande dovranno essere presentate, attraverso il sistema telematico Istanze On line, entro il prossimo 22 gennaio. Data entro cui potranno inviare domanda di trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale gli stessi dipendenti che non ha raggiunto il limite di età o di servizio, con contestuale riconoscimento del trattamento di pensione. Per i dirigenti scolastici la scadenza è fissata al 28 febbraio 2016.

Tutti coloro che andranno con i requisiti post-riforma Fornero, che quindi erano in servizio il 1° gennaio 2012, potranno lasciare il servizio con parametri anagrafici e contributivi sempre più alti: per la pensione di vecchiaia il requisito anagrafico è giunto a 66 anni e 7 mesi compiuti entro il 31 agosto 2016 ed in questo caso l’uscita dal servizio avverrà d’ufficio; coloro che intendono presentare domanda di pensione anticipata, potranno farlo solo se avranno raggiunto entro il 31 dicembre 2016 (senza arrotondamenti) ben 41 anni e 10 mesi di anzianità contributiva per le donne, e un anno in più, 42 anni e 10 mesi, per gli uomini da possedersi.

“Si tratta di soglie sempre più alte e improponibili per un settore usurante quale è quello della scuola, in particolare con i docenti per i quali gli anni di lavoro conducono con maggiore facilità verso patologie da stress lavorativo. E ad essere aggirate sono anche le indicazioni europee. Perché tutto ciò accade mentre in Germania si continua comunque ad andare in pensione dopo 27 anni di contributi”, spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Cisal.

In Francia, l’età minima di pensionamento pur essendo stata innalzata è comunque stata fissata a 62 anni. Mentre ci sono altri paesi – come Polonia e Cipro – dove l’età minima per lasciare il lavoro in cambio di una pensione piena al completamento del numero di anni di servizio svolti, senza decurtazione, è fissata a 55 anni. E diversi altri, tra cui Belgio, Danimarca, Irlanda, Grecia, Spagna, Lussemburgo (pag. 93 dell’ultimo Rapporto Eurydice della Commissione europea ‘Cifre chiave sugli insegnanti e i capi di istituto in Europa’), dove è possibile ottenere “una pensione piena al completamento del numero di anni di servizio richiesti”.

“Non aver trovato una via d’uscita nemmeno per i 3mila Quota 96 della scuola, dopo quattro anni di promesse non mantenute, rappresenta davvero una beffa”, dice ancora Pacifico. “Perché questo personale, che è stato bloccato per un errore della riforma marchiano Fornero, alla fine dovrà restare in servizio obbligato sino a che non andranno in pensione per vecchiaia. Si tratta di un esempio clamoroso, al limite dell’assurdo, di come il personale scolastico viene scarsamente considerato dai nostri governanti”.

“E di come stanno portando l’età media dei docenti sempre più in cima, come se il record di prof dai capelli grigio-bianchi che già deteniamo sia un vanto e non una vergogna. Il tutto accade mentre l’Italia ha già superato il record mondiale di età dei docenti: più della metà ha più di 50 anni, solo lo 0,5% ne ha meno di 30. Prima la soglia, tra età anagrafica e contributi versati e utili, era Quota 96; fra qualche anno sarà 120, qualcuno parla addirittura di proiezioni vicine e Quota 130. Se non si procederà con una norma per favorire il turn over nella scuola, presto le lezioni saranno affidare quasi esclusivamente ad ‘anta’. Mentre i giovani si invecchieranno da disoccupati, per poi accedere ad una pensione sociale”.

Anche per chi è stato immesso in ruolo con la Buona Scuola non andrà molto meglio: l’ufficio studi dell’Anief ha stimato che gli 86mila docenti assunti nel 2015, a seguito del piano straordinario di immissioni in ruolo introdotto con la Buona Scuola, rispetto a chi lascia il servizio oggi andranno a percepire un assegno mensile decurtato tra il 38% ed il 45%. Ciò significa che un docente che oggi percepiva una pensione di 1.500 euro, molto realisticamente lascerà in servizio a ridosso dei 70 anni per andare a percepire una pensione che varierà tra i 930 e gli 825 euro.