Speculazione sulle banche italiane: il nodo è prettamente politico

Il sistema bancario italiano, ormai da diversi giorni, è sotto attacco finanziario-politico. La correzione che si sta avendo nei mercati azionari mondiali ha favorivo un attacco speculativo nel quale è piuttosto agevole intravedere gli obiettivi politici ed economici, ma non vogliamo addentrarci in dietrologia poiché non è mai stata la cifra della nostra associazione. Non vi è dubbio che la cosa ricordi molto l’attacco che vi fu ai titoli di stato italiani nel 2011-2012. Il sistema bancario italiano ha sicuramente un problema molto grave: le sofferenze. Questo non lo sappiamo da pochi giorni, ma da moltissimo tempo (http://investire.aduc.it/editoriale/sofferenze+bancarie+problema+chiave+risolvere_23078.php). Il 4 maggio scorso, il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, intervenendo ad un incontro con il gotha del mondo finanziario alla Borsa di Milano disse: “Nelle prossime settimane troveranno corso e concretizzazione i passaggi sulle sofferenze bancarie e sugli strumenti tesi a rendere il sistema bancario italiano nella stessa situazione degli altri Paesi europei”. Evidentemente questo Governo ha dei grossi problemi a far digerire alla burocrazia europea dei provvedimenti utili alla nostra nazione. Ciò che è successo con il così detto “decreto Salvabanche”, ovvero la penalizzazione imposta dall’Europa agli obbligazionisti subordinati delle 4 banche coinvolte, è solo la punta dell’iceberg. A noi appare evidente che il problema sia molto più grande e riguardi proprio la sistemazione delle sofferenze bancarie con un intervento pubblico (non necessariamente con soldi pubblici). Questo provvedimento andava fatto molti mesi fa, ma è evidente che vi sia un blocco a livello di burocrazia europea. Con il “decreto Salvabanche” il Governo ha chinato la testa, con la questione delle sofferenze bancarie vedremo se avrà la forza di fare il provvedimento anche contro i voleri dei burocrati europei o meno. E’ utile ricordare che molte nazioni europee, in passato, hanno sistemato le proprie banche con provvedimenti pubblici, talvolta sponsorizzati dall’Europa e perfino con fondi europei (come nel caso della Spagna), cioè anche con soldi di tutti noi italiani. Noi non l’abbiamo fatto per tempo, ma adesso è assolutamente indispensabile farlo. Se fare questo provvedimento potrebbe configurare, secondo alcune interpretazioni, un “aiuto di stato”, sarebbe il caso, per una volta, di infrangere consapevolmente una direttiva europea ed assumersene le conseguenze politiche ed anche economiche. Ma questo problema va risolto subito, nel giro di pochi giorni, altrimenti gli esiti potrebbero essere ben più costosi di quelli che si dovrebbero pagare per l’eventuale infrazione alla direttiva europea.

Alessandro Pedone, responsabile Aduc Tutela del Risparmio