Ispezioni nei pubblici esercizi, questione di diritti e doveri

Controlli basati su norme modulate sulle diverse realtà aziendali, programmati e non ripetuti sempre sulle medesime aziende, effettuati con modalità tali da comportare la minore turbativa possibile allo svolgimento delle attività aziendali nonché alle relazioni commerciali o professionali del controllato. Questa la ricetta per una maggiore efficacia ed equità nelle ispezioni proposta da Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi nel corso del convegno "Diritti e doveri di controllori e controllati: il caso dei pubblici esercizi" di oggi nell’ambito di Sigep. In questa occasione la Fipe ha promosso un confronto costruttivo tra i "controllori" e i "controllati". Tra i relatori: Umberto Geri, Comandante Carabinieri NAS di Bologna; Achille Zechini, primo dirigente della Questura di Rimini; Colonnello Antonio Giuseppe Garaglio, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Rimini; Fausto Fabbri, Direttore UO Igiene degli Alimenti e Nutrizione Area Vasta Romagna; Massimiliano Chieppa, Responsabile Servizio Ispezioni Direzione Territoriale del Lavoro di Rimini. Gianni Indino, presidente provinciale di Confcommercio e Gaetano Callà, presidente provinciale Fipe hanno portato il saluto degli operatori locali. A moderare il convegno il Direttore Generale di Fipe, Marcello Fiore.

“L’obiettivo dell’incontro – dichiara Marcello Fiore – è stato quello di promuovere un momento di confronto tra gli operatori e gli organi competenti in materia di controlli, per approfondire e comprendere i diritti e i doveri degli imprenditori relativamente ai principali aspetti legati alla loro attività, quali la sicurezza degli alimenti, gli obblighi amministrativi e quelli inerenti la normativa sul lavoro. Il comparto dei pubblici esercizi, che consiste di oltre 250.000 aziende e che dà lavoro ad oltre 900.000 addetti, è però soggetto – dati del Sole24ore – ad oltre 450.000 controlli all’anno, mentre per altri settori o per altre fattispecie incappare in un controllo è cosa del tutto rara. Esistono, al contrario, casi di evasione legalizzata e di concorrenza sleale, perché fuori dalle regole, come le sagre di paese, per fare un esempio, o le feste di partito, che sono esenti da scontrini, ricevute fiscali e controlli sul personale impiegato. Perché non estendere anche a questi casi l’area di tassazione e i relativi controlli? Da ultimo si è aggiunto a questa fattispecie il fenomeno delle sharing economy che nel nostro settore si presenta sotto la forma della ristorazione in case private e che i mass media pubblicizzano senza pensare che dietro ad un home restaurant vi è evasione fiscale e contributiva, violazione delle più elementari norme di sicurezza alimentare, pubblica e del lavoro”.