Carabiniere ucciso, cordoglio e ira del Coisp

“Non ci sono parole per descrivere lo sgomento per la drammatica fine del Maresciallo Taibi. Alla sua famiglia rivolgiamo tutto il nostro cordoglio, la vicinanza di chi sa bene cosa abbia significato la sua scelta di dedicare la vita allo Stato e all’adempimento di un Dovere che non conosce limiti di sorta, e di chi sa bene, anche, cosa significhi stare accanto ad un Appartenente alle Forze dell’Ordine, pregando ogni giorno di vederlo tornare a casa tutto d’un pezzo. E non ci sono parole anche per descrivere la rabbia che assale in certi momenti, non solo per l’assurda violenza del criminale che ha tolto la vita a Taibi. Riteniamo infatti questo gesto criminale ampiamente accostabile alle pugnalate, alla violenza, all’indifferenza malevola ed oltraggiosa di chi non solo non ci rispetta e non ci tutela più, ma non fa che darci addosso, delegittimandoci quando non criminalizzandoci e additandoci come bersagli per questo o quell’altro motivo. L’odio ed il disprezzo continuamente riversatoci addosso da chi osa giudicarci senza avere idea di cosa significhi fare il nostro lavoro è pari solo alla gravissima mancanza di considerazione e sostegno da parte di chi, invece, deve sapere molto bene in cosa consiste il nostro lavoro per via del ruolo che ricopre. Ma in Italia quello della ‘specificità’ del nostro lavoro è ancora un concetto completamente privo di significato, e lo testimonia il fatto che ancora lottiamo anche per meno del minimo di ciò che meriterebbe chi conduce vite come le nostre, sfidando la morte ogni giorno”. Così Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, dopo la drammatica uccisione di Antonio Taibi, Maresciallo di 47 anni in servizio nella provincia di Carrara, sposato e con due figli di 21 e 16 anni, barbaramente trucidato sotto casa, a Carrara, da Roberto Vignozzi, un uomo che lo ha ucciso a colpi d’arma da fuoco per vendetta, dal momento che il Carabiniere aveva condotto le indagini che portarono all’arresto dei due figli dell’assassino, condannati martedì a un anno di reclusione dal tribunale di Massa nell’ambito di un processo che li vedeva entrambi imputati per reati relativi alla droga.
“Il dolore è immenso per una vita distrutta così, per aver fatto il proprio dovere, come è già accaduto a tanti colleghi. E come in tanti continuano a non capire. Ed il peggio – conclude Maccari – è che oggi saremo costretti ad ascoltare le vuote e retoriche e false parole di solidarietà di certa politica. Quella che ci ha tolto per anni illegittimamente parte del nostro misero stipendio; quella che ci vuole marchiare come bestiame da macello con l’identificativo; quella che vuole rendere possibile accanirsi contro di noi come fossimo torturatori; quella che asseconda certi giudizi troppo frettolosi e troppo faziosi emessi dal partito dell’anti-Forze dell’Ordine; quella che punisce chi di noi osi tentare di dire la sua per difendere la vita e la salute propria e dei colleghi; quella che ancora pensa sia possibile asserire che il nostro lavoro è come quello di chiunque altro; quella che sa solo chiedere a mai dare; quella che sa solo pretendere di essere difesa senza difendere; quella che sa solo concepire ordini senza saper dimostrare rispetto e gratitudine; quella che ci considera servi e non Servitori e ritiene giusto e ben possibile che si muoia a 47 anni massacrato davanti al portone di casa perché te lo sei scelto tu questo mestiere di m… Politica da voltastomaco”.