Banca cattiva e accordi europei. Ci si capisce qualcosa?

Difficile per il cittadino comune capire i problemi relativi alla "banca cattiva", cosiddetta bad bank e alle soluzioni trovate in sede comunitaria. Un accordo che può segnare una svolta, scrive il Corriere della Sera e un accordo che non risolve i problemi delle banche, scrive il FattoQuotidiano. Quel che appare comprensibile e’ che nella banca cattiva dovrebbero confluire i prestiti a imprese e famiglie che hanno difficoltà a essere restituiti, ovvero quel che si chiamano crediti problematici, che le varie banche hanno sulle "spalle". Un peso di cui liberarsi per poter respirare meglio. Già è perchè mai una banca cattiva dovrebbe accollarsi i debiti delle altre banche? Cosa gliene viene in tasca visto che recuperare i crediti è piuttosto incerto? La bad bank potrebbe acquistare i debiti problematici ad un prezzo inferiore al loro valore iniziale e tentare di rivenderli successivamente a un prezzo maggiore di quello dell’acquisto. Si calcola che i 201 miliardi di crediti problematici siano gia’ svalutati a 89 miliardi. L’accordo raggiunto in sede comunitaria, in sintesi, prevede che la banca, che ha crediti problematici, li trasformi in obbligazioni, cioè vende un debito, garantito dalla Stato. Tutto a posto, allora? Non proprio, perchè la garanzia ha un prezzo che la banca richiedente dovrà pagare e che sarà maggiore quanto più i crediti problematici saranno difficili da riscuotere, inoltre, lo Stato garantisce solo le obbligazioni più solide (senior), principalmente quelle cioè che hanno maggiori probabilità di essere rimborsate e non quelle non recuperabili. Un avviso ai risparmiatori è indispensabile: attenzione alle obbligazioni emesse da banche in difficoltà. Si potrebbe ripetere la storia delle obbligazioni subordinate emesse dalle famose quattro banche fallite (Etruria, Marche, Ravenna, Ferrara) di cui è bene mantenere il ricordo.

Primo Mastrantoni, segretario Aduc