La candidatura della pizza a patrimonio immateriale dell’umanità tutela un settore che vale 10 miliardi di euro ma soprattutto un simbolo dell’identità nazionale. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in riferimento alla riunione della Commissione di valutazione nazionale per l’Unesco che ha confermato la candidatura dell’arte dei pizzaioli di Napoli come patrimonio dell’umanità. Con questo importante risultato abbiamo deciso – ha sottolineato Moncalvo – una mobilitazione straordinaria nel week end per raccogliere le firme nei mercati di Campagna Amica lungo tutta la Penisola per raggiungere l’obiettivo di un milione di firme da presentare il 14 marzo a Parigi dove si incontrerà la Commissione internazionale per valutare l’ingresso nella "Lista Unesco del patrimonio culturale immateriale dell’umanita’”. Sono almeno 100 mila i lavoratori fissi nel settore della pizza ai quali – sottolinea la Coldiretti – se ne aggiungono altri 50 mila nel fine settimana, secondo i dati dell’Accademia Pizzaioli. Non è un caso che oggi il 39 per cento degli italiani ritiene che la pizza sia il simbolo culinario dell’Italia secondo un sondaggio del sito www.coldiretti.it e che la pizza sia la parola italiana più conosciuta all’estero con l’8 per cento, seguita dal cappuccino (7 per cento), dagli spaghetti (7 per cento) e dall’espresso (6 per cento), secondo un sondaggio on line della Società Dante Alighieri. Ogni giorno solo in Italia si sfornano circa 5 milioni di pizze per un totale di un miliardo e mezzo all’anno anche se – sottolinea la Coldiretti – i maggiori “mangiatori” sono diventati gli Stati Uniti che fanno registrare il record mondiale dei consumi con una media di 13 chili per persona all’anno, quasi il doppio di quella degli italiani che si collocano al secondo posto con una media di 7,6 chili a testa. Una domanda che – spiega la Coldiretti – nelle circa 63mila pizzerie e locali per l’asporto, taglio e trasporto a domicilio da lavoro complessivamente ad oltre 150mila persone.
L’arte dei pizzaiuoli napoletani – riferisce la Coldiretti – sarebbe il settimo “tesoro” italiano ad essere iscritto nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. L’elenco tricolore comprende anche l’Opera dei pupi (iscritta nel 2008), il Canto a tenore (2008), la Dieta mediterranea (2010) l’Arte del violino a Cremona (2012), le macchine a spalla per la processione (2013) e la vite ad alberello di Pantelleria (2014). Accanto al patrimonio culturale immateriale, l’Unesco – continua la Coldiretti – ha riconosciuto nel corso degli anni anche un elenco di siti, e proprio l’Italia è lo stato che ne vanta il maggior numero a livello mondiale. Significativamente pero’ – evidenzia Coldiretti -, gli ultimi elementi, ad essere iscritti negli elenchi, dallo Zibibbo di Pantelleria alla Dieta Mediterranea, fanno riferimento al patrimonio agroalimentare made in Italy, a testimonianza della sempre maggiore importanza attribuita al cibo, non a caso scelto come tema simbolo dell’Expo 2015.
E non è un caso – conclude la Coldiretti – che proprio ad Expo il 25 giugno 2015 l’Italia ha conquistato il record mondiale ufficiale di lunghezza della pizza di 1595,45 metri che è stato iscritto Guinness World Records