Un ricorso della Cgil sulle grandi difficioltà a cui devono far fronte le donne che decidono di interrompere una gravidanza in un ospedale italiano, è stato accolto dal Consiglio d’Europa. Causa principale l’elevato numero di medici obiettori, con punte dell’85% in Regioni come la Basilicata e una media nazionale (anno 2009) di medici obiettori di oltre il 70%. Sembra assurdo che nel 2016 ci si debba occupare ancora di queste cose, dopo quasi 40 anni che in Italia esiste una legge in materia (n.194 del 1978), con strutture ospedaliere che non solo non sono in grado di garantire l’applicazione di questo diritto, ma in un contesto in cui le difficoltà aumentano (i ginecologi obiettori nel 2003 erano il 57,8%). Siamo diventati un Paese anti-abortista per eccellenza senza rendercene conto, nonostante le tenaci battaglie che negli anni ’70 del secolo scorso sono state necessarie per abolire quello che era considerato un reato contro la stirpe? Sembra di sì! Come sembra che il binomio ginecologo/antiabortista oggi vada per la maggiora. Noi crediamo che questo binomio non sia valido in assoluto, ma sia il risultato di una genuflessione di singoli medici nei confronti, per esempio, di un primario antiabortista… ma questa è solo una nostra idea che è venuta in mente “solo” dopo aver raccolto testimonianze diritte di medici che conosciamo e che non sono antiabortisti. Come fare per cambiare la situazione ed impedire che per molte donne l’alternativa sia rivolgersi a un Paese straniero o fare scoppiare le strutture ospedaliere delle Regioni con meno obiettori (tipo Toscana). Al momento non ci sono formule magiche e quindi ognuna si arrangiegera’ come meglio può. Ma perchè col tempo la situazione possa cambiare, una cosa importante c’è da fare: denunciare le singole strutture ospedaliere, nonchè le singole Regioni, per interruzione di pubblico servizio: ogni ospedale deva garantire l’espletamento di quanto previsto dalla legge, mentre le Regioni devono controllare che tutto funzioni come dovrebbe anche con la mobilita’ del personale. Situazione che oggi non e’ tale viste le percentuali della denuncia della Cgil e le ragioni di approvazione da parte del Consiglio d’Europa. Inoltre non si possono neanche escludere cause per risarcimento dei danni.
La nostra associazione, e auspichiamo insieme a tante altre, mette a disposizione di chiunque le proprie conoscenze e disponibilita’ giuridiche in merito.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc