Un anziano signore ha bisogno di una colonscopia urgente, si rivolge all’Asl e il primo posto disponibile a Firenze è per ottobre. Ma lui sta male ora. Che fare? Si attacca al telefono e trova in alcuni ospedali privatamente a mediamente 400 euro, poi ne trova uno a 230 per maggio. Preso a volo. Così una lettera oggi su un quotidiano locale.
Io, sempre a Firenze, mi sono fatto, presso il SSN una colonscopia a metà gennaio scorso a villa Ulivella, dopo una ventina di giorni dalla richiesta. Raccomandato? No! Ha fatto tutto il mio medico di fiducia con canali ufficiali e tradizionali, e il giorno dopo ho fatto anche la gastroscopia.
In gergo popolare questo si chiama “culo”! Non saprei come altro definirlo, visto che di storie come quella da cui siamo partiti se ne sentono tutti i giorni, anche in quello che viene chiamato il gioiellino della Toscana, il sistema sanitario che per anni e’ stato amministrato dall’allora assessore e oggi governatori Rossi. E prima di queste due mie analisi me ne sono fatte anche altre, di quelle di cui ogni tanto si legge che ci vogliono mesi e mesi, tipo Tac, endoscopia, etc. All’epoca, dopo questo mio tour nel mondo della sanita’ fiorentina come utente, ho fatto una osservazione ed una constatazione: perche’ le macchine e il personale non lavorano a pieno regime, cioe’ 24 ore su 24 o qualcosa del genere, magari facendo pagare meno il ticket a chi si sottopone alle analisi in ore difficili, tipo 4 di mattina, etc. Osservazione e constatazione che mi e’ venuta in mente anche perche’ non ho visto la ressa davanti ai laboratori di analisi, ma solo le code (anche allucinanti) e le facce tristi, sconsolate e rassegnate di chi si registrava per accedervi. Le costose macchine che hanno utilizzato sul mio corpo non erano prese d’assalto, c’era molto spazio e vuoti tra un’analisi e l’altra e il personale mi sembrava rilassato e competente… quindi l’ideale per loro stessi che per gli utenti del servizio.
Dov’e’ la differenza tra quello che ho visto io e il signore che ha dovuto spendere 230 euro per un colonscopia, dovendo anche andare fuori citta’? Il caso o la fortuna? No! A queste cose non ci credo. Ma credo all’organizzazione, alla programmazione, alla professionalita’ burocratica e alla consapevolezza -di chi opera in tutta la filiera che poi porta all’utente finale- di svolgere un servizio di pubblica, essenziale e fondamentale utilita’ per la vita e il benessere delle persone. Consapevolezza, per chi politicamente da’ le linee generali ed esecutivamente mette in pratica, da mettere l’utente al primo posto e, solo dopo, ma molto dopo, prendendo anche in considerazioni gli aspetti lavorativi del personale impegnato.
Mi rendo conto che sto parlando di una rivoluzione di competenze, di orari, di personale, di spesa e di attenzione. Cosi’ come mi rendo conto che forse qualcuno mi rispondera’ che tutto e’ al massimo, i fondi sono quelli che sono, l’impegno c’e’, etc etc…. Ma il signore che per una colonscopia si e’ visto fissare l’apppuntamento ad ottobre, c’e’. Non e’ il primo ed ho la certezza che non sara’ l’ultimo. Quindi qualcosa non funziona. Io non sono ne’ governatore, ne’ assessore, ne’ ministro, ne’ operatore del settore. Sono un semplice utente, osservatore e consapevole che al primo posto va sempre messo l’utente. Altrimenti si è e si sta fallendo la propria missione civica.
Ma tanto, so già come andrà a finire, qualcuno dirà: questo vuole che si facciano le tac e le colonscopie alle 4 di mattina, ma questo e’ matto, non sa di cosa sta parlando, non sa cosa direbbero i sindacati e i lavoratori costretti a turnazioni del genere…. e poi, ignorante, per certe cose ci sono i pronto soccorso…. suvvia -dico io- non siamo nati oggi, andate ad un pronto soccorso e poi ditemi, districandovi tra quelli che sono lì per un mal di testa o di pancia o perche’ la guardia medica non ha voglia o il compito di essere per l’appunto una guardia e rimbalza tutto al pronto soccorso…..
Ci vuole “culo”! Capito?
Vincenzo Donvito, presidente Aduc