Il 6 giugno, è partita l’offerta di azioni Veneto Banca finalizzata all’eventuale quotazione in borsa a partire dal 28 giugno. La forchetta di prezzo è fissata fra i 10 e i 50 centesimi. Capiremo presto se i risparmiatori stanno cominciando a imparare dalle lezioni del passato. Noi abbiamo letto la mancata adesione all’aumento di capitale della Popolare di Vicenza come un forte segnale di sfiducia da parte degli investitori privati. Si è concluso con un nulla di fatto. In sostanza azionisti disposti a esporsi su una banca decotta non se ne sono trovati. E’ abbastanza comprensibile visto il trattamento che è stato loro riservato. La fiducia è stata tradita in modo irreparabile almeno nel breve termine (con il tempo si dimentica tutto). E’ molto probabile se non proprio certo che Veneto banca non riuscirà a raggiungere il flottante minimo richiesto pari a 250 milioni di euro richiesti che corrispondono al 25% del capitale. Staremo a vedere. Ricordiamo che per la Popolare di Vicenza abbiamo visto numeri che fanno riflettere. Dalla nota diffusa da Borsa Spa abbiamo appreso che non sussistevano i presupposti per garantire il regolare funzionamento del mercato. L’avvio delle negoziazioni era subordinato alla verifica della sufficiente diffusione degli strumenti finanziari e di fatto questo presupposto non si è raggiunto dato che al termine dell’offerta il capitale è andato in mano al Fondo Atlante per il 91,72%, a 10 investitori istituzionali di cui uno non computabile ai fini del flottante per il 5,07%, al pubblico indistinto per lo 0,36% e agli azionisti preesistenti il 2,86%. Da questi dati emerge la profonda sfiducia degli investitori privati. Era un risultato largamente prevedibile e la soluzione del Fondo Atlante ha costituito un vero e proprio argine ad un potenziale crollo della fiducia nel sistema già fortemente compromessa dalle tante vicende che in questi ultimi anni hanno dissanguato le risorse di moltissimi piccoli investitori privati. L’introduzione delle regole sul bail-in a gennaio 2016 non ha certo aiutato e non resta che augurarsi che le istituzioni traggano il massimo insegnamento possibile da questa vicenda intervenendo quanto prima per evitare che in futuro possano ripetersi vicende come queste. La congiuntura economica è già delicata, se poi abbattiamo in questo modo il potere d’acquisto di una parte importante della domanda interna, la ripresa la rivedremo alle calende greche.
Roberto Cappiello, responsabile Aduc Tutela del Risparmio