Relazione Antitrust. Bene, ma…

Relazione annuale dell’Autorità Antitrust al Parlamento: “aumentare l’innovazione e la concorrenza per ridurre le diseguaglianze sociali”. E poi l’elenco di quanto e’ stato fatto nei vari ambiti per dar corpo alla sua missione di passaggio da economia a mercato condizionato e controllato a mercato libero e concorrenziale.
Una relazione ineccepibile e da leggere con molta attenzione. C’è un grande “ma” che ci sentiamo in dovere di aggiungere proprio perche’ attori quotidiani della materia trattata: a noi si rivolgono quotidianamente molte delle vittime di varie aziende che, in nome del libero mercato, hanno solo trovato occasione per meglio truffare gli utenti dei loro servizi. Ci sono quelli piccolini, i cosiddetti banditi di Internet che lanciano ami con prodotti a prezzi stracciati salvo poi non fornirli come tali o addirittura rubandosi i soldi. Ma ci sono -e questo e’ piu’ grave- quelli grandi, espressione di multinazionali che della violazione delle norme base della concorrenza e del libero mercato ne hanno fatto ragione di vita e ricavo economico esorbitante. Delinquenti veri e propri che si muovono nell’ambito dei servizi delle telecomunicazioni e dell’energia. Ogni tanto vengono cuccati grazie all’opera di controllo e denuncia svolta da associazioni come la nostra, stimolati e aiutati dalle singole vittime delle loro scorribande. Ma quando questo accade, ecco che l’Autorità commina provvedimenti che sono quasi sempre inutili, per tre motivi:
– spesso, accertata la pratica commerciale scorretta e/o aggressiva, l’Autorità dà un ultimatum entro cui l’azienda si dovrebbero riallineare alla normativa, ma quanto hanno sottratto/rubato fino alla scadenza di questo ultimatum, se lo tengono in saccoccia, e via.
– quando vengono comminate le sanzioni, queste ultime sono spesso solo ammonitorie, cioe’ “promettimi che non lo farai piu’” e ti lascio andare. E le vittime rimangono sul campo.
– e quando queste sanzioni non sono ammonitorie ma economiche, si tratta sempre di importi che, pur apparendo in assoluto rilevanti, nella pratica sono ridicole: rappresentano, con quanto gia’ introitato fino alla sanzione, una quantita’ di soldi talmente bassa che e’ inferiore a qualunque costo di una campagna pubblicitaria che avrebbero potuto fare per introitare i medesimi risultati. Non solo, ma il legittimo ricorso che queste mega-aziende fanno contro queste sanzioni economiche, a parte le volte in cui viene riconosciuta loro ragione contro la delibera che li aveva sanzionati, procrastina nel tempo i pagamenti (spesso li riduce) dando loro vantaggi economici. E se pensiamo che spesso fino a quando non c’e’ la soluzione definitiva della vicenda, se non e’ intervenuto un provvedimento dell’Autorita’ che ha comunque bloccato la presunta pratica commerciale scorretta in attesa della definizione finale, i loro introiti economici continuano ad andare avanti…. si capisce di quantia’
di soldi stiamo parlando.
A chiosa di questo andazzo, e’ bene ricordare che i fornitori di servizi di tlc ed energia, queste pratiche le mettono in atto spesso con aggravi di pochi euro per ogni singolo utente, per cui, prima che il fenomeno assuma una certa dimensione e faccia muovere gli interessati e l’Autorita’, diversi introiti economici sono gia’ stati catturati… e siccome stiamo parlando di servizi erogati a milioni e milioni di utenti, si capisce bene che non si tratta di incidenti di percorso o di negligenze amministrative, ma di vere e proprie strategie economiche e commerciali che prevedono l’illecito e la truffa come base del meccanismo di guadagno.
Certamente, rispetto all’ampiezza della relazione odierna, quello che noi abbiamo rilevato e’ solo uno specifico spaccato che, pero’, coinvolge milioni di piccoli utenti e rende il mercato drogato, inaffidabile e foriero di approcci con guadagni illegali per tutte le nuove -piccole o grandi che siano- aziende che si avvicinano a questo business.
Come venirne fuori? Non è certo con uno scrocchio delle dita, ma per cominciare, per esempio, dovrebbe cambiare il metodo sanzionatorio, non piu’ con importi stabiliti dalle norme con dei minimi e dei massimi, ma con importi percentuali legati allo specifico fatturato di chi ha messo in atto la pratica commerciale scorretta, si da far loro pensarci tre volte la prossima volta che hanno intenzione di reiterare il proprio business sulla pelle degli utenti.
Questo non può deciderlo l’Autorità, ma spetta al legislatore che, piu’ volte stimolato da noi in merito, si e’ sempre manifestato sordo, consolidando l’intoccabilita’ del metodo sanzionatorio in vigore.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc